Page 10 - Fisica In Medicina Numero 4/2016
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ben presto conto che il nostro progetto, osteggiato inizialmente dalla gran parte della comunità dei radioterapisti, avrebbe avuto ben poche possibilità di giungere a buon fine se non fosse stato supportato da un personaggio del mondo medico di grande peso scientifico e anche politico. Pensammo subito, ovviamente, a Umberto Veronesi, e Amaldi, che lavorava al CERN di Ginevra, mi chiese di mettermi in contatto con lui e di illustrargli il progetto. Ebbi molte difficoltà a ottenere un appuntamento: ogni volta che telefonavo per chiederlo, infatti, la segretaria mi rispondeva che il professore era impegnato in sala operatoria. Dopo quasi un mese di tentativi, finalmente, la segretaria mi disse che il professore era in quel momento nel suo studio, e me lo passò. Veronesi fu estremamente gentile e, sentito a grandi linee l’argomento del quale volevo parlargli, mi fissò un appuntamento, addirittura per il giorno dopo. L’incontro fu non solo molto cordiale, tanto che Veronesi mi propose che ci dessimo del tu (con grande imbarazzo, accettai), ma soprattutto molto proficuo. Veronesi aveva infatti ben compreso l’impatto che la sola discussione pubblica del progetto avrebbe avuto sulla radioterapia oncologica, e ne divenne subito un grandissimo sostenitore. Ricordo ancora con grandissimo piacere alcune conferenze pubbliche, in Lombardia e in Piemonte, nel corso delle quali lo stesso Veronesi, Amaldi ed io, portavamo il progetto alla conoscenza non solo degli ascoltatori, ma anche dei giornalisti che, avendo partecipato alle conferenze e al relativo dibattito, ne riferivano poi su quotidiani del calibro del Corriere della Sera e della Stampa. Dieci anni dopo quel primo incontro, nel 2001, quando ricopriva la carica di Ministro della Sanità, Veronesi concesse il primo finanziamento governativo per la realizzazione del progetto TERA, che si sarebbe concretizzata con la costruzione a Pavia e l’apertura, all’inizio del 2010, del CNAO (Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica).Lasciata per limiti di età la Direzione Scientifica dell’Istituto Tumori, Veronesi si dedicò “anima e corpo” alla realizzazione di una nuova struttura d’avanguardia in campo oncologico, l’IEO (Istituto Europeo di Oncologia) del quale mi chiamò, all’inizio del 1994, a dirigere il Servizio di Fisica Sanitaria. Ebbi così modo di collaborare direttamente con lo stesso Veronesi con il quale, soprattutto nei primi mesi di attività dell’Istituto, avevo incontri quasi giornalieri. Argomenti di questi incontri erano il completamento delle procedure autorizzative e l’avvio delle attività radiologiche dell’Istituto, con particolare riguardo a quelle di radioterapia, nonché la messa a punto di protocolli di radioprotezione che evitassero non solo qualsiasi rischio da radiazioni, ma anche possibili ritardi nell’inizio dell’attività cliniche.La gestione clinica e operativa della radioterapia era ovviamente lasciata ai due primari che si succedettero in tale ruolo: Luc Vanuytsel prima, Roberto Orecchia poi. Veronesi invece, che aveva intuito che il ruolo della radioterapia sarebbe diventato sempre più importante, sia come sostitutivo, dove possibile, della chirurgia, sia come complemento imprescindibile delle nuovetecniche chirurgiche mini-invasive, premeva sia sui radioterapisti sia sui fisici medici, e su di me in 2RáÅçêÇç=Çá=rK=sÉêçåÉëá=


































































































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