Page 8 - Numero Unico 2020

di basso livello, con conseguente necessità di scegliere con cura le proprie fonti “fidate”. La rivista scientifica ufficiale di AIFM e di EFOMP (European Federation Of Medical Physicists) , Physica Medica – European Journal of Medical Physics (www.physicamedica.com) fa parte delle riviste “storiche” della fisica in medicina ed è una delle più prestigiose nel campo. Ormai io utilizzo solo le versioni online delle riviste scientifiche, ma se voglio capire veramente un articolo, “devo” stamparlo e sottolinearlo con l’evidenziatore.
Tutti abbiamo almeno un account tra Facebook, Instagram, Twitter, LinkedIn. Usiamo questi mezzi di comunicazione con diversi scopi: dall’essere aggiornati sui risultati del proprio tennista di riferimento (nello specifico, Roger Federer), al ricordarci i compleanni degli amici, alla condivisione di foto. Sempre di più i social media vengono usati dai ricercatori per scoprire e leggere contenuti scientifici. Un inchiesta di www.nature.com ha mostrato che quasi il 90% degli scienziati usa i social per motivi professionali [1]. Consiglio ad esempio di leggere un recente editoriale apparso su Science sul ruolo di Instagram nel presentare un lavoro scientifico [2].
Visti dall’altra parte, i social media non sono solo un modo per autori ed editori di divulgare i risultati della ricerca, ma sono usati anche per interfacciarsi col pubblico, per cercare di promuovere la propria ricerca, o per fare divulgazione. Non è probabilmente questa la sede in cui affrontare questo argomento ma visto che i social sono sempre più un mezzo di promozione importante della scienza e delle carriere personali, bisognerà istituzionalizzare il tempo dedicato ai social all’interno della propria attività professionale.
Reference:
1. http://blogs.nature.com/ofschemesandmemes/2017/06/15/how-do-researchers-use-social-
media-and-scholarly-collaboration-networks-scns
2. Wright M. Instagram won't solve inequality. Science 2018:359,1294. DOI: 10.1126/science.359.6381.1294.
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