Page 15 - Fisica in Medicina n° 4 - 2017
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Tomografia Computerizzata. Ma le immagini, da subito stupefacenti, richiedevano però tempi lunghi ed erano perciò di tipo sostanzialmente statico. Grazie al suo background, Mansfield realizzò immediatamente la possibilità di ottenere immagini in un tempo brevissimo, simili ad “istantanee” (Echo Planar Imaging – EPI). Si apriva così nella RMI la strada della rappresentazione dei fenomeni in movimento. Nella figura accanto alla sua foto, tratta dal suo libro, con P.G. Morris “NMR Imaging in Biomedicine” (Academic Press, 1982) è rappresentato lo schema della EPI: dopo l’impulso per la selezione dello strato da analizzare (z), agli spin del piano xy, prima eccitati da un gradiente statico nella direzione x, viene poi applicato un gradiente alternato, rapidamente variabile nella direzione y. Tutta l’informazione spaziale (bidimensionale) veniva racchiusa nella forma del segnale di eco (monodimensionale) così ottenuto. Ridurre a metà il numero delle dimensioni del piano consentiva, evidentemente, una risparmio di tempo fondamentale! Ricordo, con una certa emozione, una sua lezione in Italia, all’inizio degli anni ’80, in cui, dopo aver riempito una lavagna di formule, ci proiettò uno spezzone di un film in cui si vedeva un cuore che batteva in tempo reale! Da allora i progressi della RMI non smettono, anno dopo anno, di stupirci ed aprire nuove possibilità di indagine biomedica. Ma un punto va sottolineato, senza l’EPI, mai si sarebbero potute ottenere de immagini di “Risonanza Magnetica Funzionale”, che tanta importanza hanno nello studio della fisiologia del cervello. 


































































































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