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    Una nuova straordinaria scoperta per ridurre la dose in TAC?

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    Sulla stampa online in questi giorni è stata ripresa la notizia di due ingegnere campane che hanno ricevuto un premio al Congresso Nazionale degli Ingegneri Clinici, tenutosi a Catanzaro negli scorsi giorni per l’invenzione di un algoritmo di riduzione della dose in TAC.

    Come Fisico Medico, che quotidianamente e da sempre collabora con i radiologi per ridurre la dose ai nostri pazienti ottimizzando i protocolli in TAC, ho inizialmente pensato che fosse proprio una bella notizia la scoperta di un nuovo algoritmo, che nemmeno gli sviluppatori dei colossi aziendali che producono apparecchiature TAC avevano pensato sino ad oggi. Ho continuato a leggere l’articolo per capire meglio di cosa si tratta, ma con delusione e stupore apprendo che il premio è stato assegnato non tanto per un nuovo algoritmo, che di fatto è commercializzato dall’azienda produttrice da circa 10 anni, ma per la “Valutazione di un protocollo per la verifica delle funzionalità di un sistema di riduzione della dose installato su tomografi assiali computerizzati”.

    Probabilmente non tutti (evidentemente nemmeno gli ingegneri clinici) sanno che, come descritto dalla normativa italiana D.Lgs.187/00, art.8 comma 2,  in vigore da quasi 20 anni, e dalla più recente direttiva Europea 59/2013,  il responsabile dell’impianto radiologico si deve avvalere di un esperto in fisica medica (o specialista in fisica medica come nel testo della Direttiva 59/13).

    Per questo motivo non riesco a non pensare alle tantissime TC installate sul territorio italiano, per le quali io o e i colleghi abbiamo eseguito l’accettazione, alle proficue discussioni coi radiologi per ottimizzare i protocolli riducendo la dose pur senza degradare la qualità dell’immagine, e ancora alle misure eseguite tardi la sera o nel WE per non interferire con l’attività clinica e capire meglio come funzionano gli algoritmi iterativi di riduzione della dose.

    Infine per accertarmi che la fantasia non abbia fatto brutti scherzi, sono andata su PubMed  e quando ho ritrovato molti articoli scientifici pubblicati dai fisici sull’argomento, capisco che non sto sognando. 

    Commenti

    3 COMMENTI

    1. Grazie Daniela per il tuo intervento ripreso più volte da vari mezzi di diffusione, entrando nella rassegna stampa ci rendiamo conto dell’eco che ha prodotto, anche nella comunità scientifica.

      Grazie anche per questo post, che sta creando discussione intorno ad un argomento certamente molto rilevante, la riduzione della dose, indicandone in modo diretto anche un altro: l’importanza della comunicazione. Possiamo fare cose belle, molto belle, utili ai pazienti, ma se non lo comunichiamo quando ne abbiamo l’opportunità perdiamo un’occasione importante; e, come ha sottolineato bene Francesco Ria, qualcun altro ce le scipperà…oggi sono gli ingegneri clinici, domai portanno essere quelli che si occupano di IT, dopodomani altri percorreranno le autostrade abusive delle quali noi fisici medici abbiamo permesso la costruzione.

      Daniela Origgi, con l’intervento che ha fatto, ha reso giustizia alla verità scientifica, interpretando nel migliore dei modi il dare a Cesare quello che è di Cesare; ha permesso alla popolazione di avere un’informazione corretta, scevra da false illusioni. Interventi come questo ci consentiranno, nel tempo, di ottenere il riconoscimento non solo della comunità scientifica, ma anche della popolazione, che a noi si riferirà per avere determinate risposte; abbiamo l’opportunità di diventare degli influencer, anche se credo che nessun resort caraibico esclusivo ci offrirà mai un soggiorno di due settimane all inclusive in cambio del permesso di citare i nostri nomi nei messaggi promozionali…in conclusione, siamo tutti invitati a intervenire, in casi come questo, lasciando da parte timidezza e scrupoli inutili, coscienti che non abbiamo il potere di farlo, ma il dovere.

    2. Grazie Daniela, sono uno dei fisici medici che come te (e come ben sai) lavora quotidianamente con i medici radiologi e i tecnici radiologi del proprio ospedale per utilizzare al meglio i sistemi di riduzione della dose disponibili sulle moderne apparecchiature TC. Condivido quindi lo stupore e l’indignazione per le errate informazioni su questa notizia riportate da decine di testate giornalistiche.

      Entrando nel merito del lavoro che ha ricevuto questo premio, nell’abstract riportato sul sito del convegno nazionale AIIC, si legge che la valutazione è stata fatta “acquisendo 3 scansioni da 34 immagini utilizzando un fantoccio ad acqua” e misurando la riduzione del rumore in presenza di algoritmo iterativo ASIR (che come tu ricordi è disponibile da più di dieci anni e con prestazioni ampiamente studiate e ben note). Si tratta in pratica di uno dei controlli di qualità di base che tutti i fisici fanno al momento dell’installazione e nei controlli periodici sulle apparecchiature TC dotate di algoritmi iterativi.

      La riduzione e ottimizzazione della dose di un protocollo di scansione TC è un processo che implica ben altre valutazioni, specifiche per i diversi distretti anatomici e quesiti diagnostici. Come riporti nel tuo post in questi anni sono stati pubblicati migliaia di studi su questo argomento su riviste scientifiche di radiologia e di fisica medica, sulla base di test con fantocci antropomorfi e revisione di esami precedenti associati ai più efficaci indicatori di qualità dell’immagine. Alcuni di questi studi evidenziano anche il rischio di perdita di informazione diagnostica in presenza di una riduzione della dose eccessiva con alcuni di questi algoritmi iterativi, in particolare per esami del distretto addominale con lesioni a basso contrasto. Parliamo quindi di un lavoro estremamente delicato che si deve avvalere esclusivamente dei professionisti del settore, senza improvvisazioni.

      Il fatto che il premio sia stato assegnato anche sulla base di una giuria popolare sottolinea la crescente sensibilità generale su questi temi e l’importanza di una corretta informazione.

      Osvaldo Rampado.

    3. Grazie per il post Dottoressa Origgi. Avevo avuto gli stessi pensieri questa mattina leggendo la notizia. Non ho voluto commentare perche’ le realizzatrici del progetto vincitrice in questione sono donne e del sud. E di questi tempi e’ molto facile che un qualsiasi commento scientifico venga trasformato in sessista e razzista (nonostante la mia fiera origine terronica). Una riflessione, pero’, cerco di aggiungerla alla discussione. In uno dei primi incontri sulla applicazione della Direttiva Euratom 59/2013 mi trovai a far parte di una platea di fisici atterriti dall’eventualita’ di inserire nel referto medico le informazioni dosimetriche. Mi permisi di dire, giovane ed incosciente, che se non avessimo affrontato noi la questione di petto, ce l’avrebbero scippata. E’ una questione di visibilita’ e di coraggio professionale, secondo me.

      Tutti parlano di radiazioni in Italia. La politica nucleare viene decisa dalle subrette ospiti di Porta a Porta. E continuiamo a produrre energia dal carbone morendo di patologie respiratorie e acquistando, allo stesso tempo, energia elettrica da paesi che utilizzano il nucleare. Tutti parlano di radiazioni a sproposito e chi, invece, e’ titolato ed esperto sull’argomento (leggi fisico medico) spesso non e’ nemmeno interpellato.

      E’ una questione di visibilita’ e di coraggio professionale. E bene, secondo me, sta facendo AIFM in questa direzione. E sono contento anche di leggere post come il tuo che con orgoglio, sarcasmo (amaro, purtroppo) e correttezza professionale, rivendicano il nostro ruolo e il nostro impegno quotidiano nella medicina moderna.