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Campi elettromagnetici e cellulari

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Gentile associazione AIFM,
Sono una ragazza di 25 anni che legge con molto interesse gli articoli ed interventi sul forum da voi postati.
Ultimamente si sta parlando molto dei campi elettromagnetici emessi dai cellulari.
Tuttavia si parla solo dei campi elettromagnetici emessi durante le conversazioni telefoniche, ma nulla si dice in riferimento ai campi elettromagnetici emessi durante la navigazione in rete, messaggi WhatsApp, Facebook, ecc. L'uso che ne faccio io è solo per navigazione, whatsapp e facebook ( oltre al fatto che il mio smartphone è sempre connesso e le applicazioni sono sempre aperte, così come anche molte pagine del Browser). Giusto o sbagliato che sia ne faccio un uso intenso, sia per lavoro che per svago; diciamo che per me il cellulare è un PC tascabile ( lo spengo solo 9 ore di notte). Vi chiedo:
In questo caso c'è da preoccuparsi? Ovviamente la distanza dal cellulare con le mie parti del corpo possono variare ( uso il cellulare fra le mani ma non calcolo la distanza di esso dal mio viso o dai miei organi quando lo utilizzo da seduta, da sdraiata o da alzata).
Sempre sul vostro sito leggevo che recentemente sono stati fatti due studi molto importanti sui ratti esposti ai campi elettromagnetici dei cellulari di vecchia generazione. Sono stati esposti H24 a questi campi elettromagnetici dal concepimento fino alla morte naturale con concentrazioni di Sar quasi vicino al limite. In questo caso quando il Sar vicino al limite significa che sicuramente si tratta di una esposizione al cellulare attaccato all'orecchio? Oppure cosa? Dagli studi si è dimostrato un incremento di tumore nei ratti maschi.
‌Sinceramente ultimamente sto pensando un po' a questo tema dei campi elettromagnetici emessi dai cellulari pertanto, gentilmente, vi chiedo qualche delucidazione e se c'è da preoccuparsi.
Cordiali saluti.

 
Pubblicato : 25 Gennaio 2020 18:35
(@Anonimo)
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 Gent.ma

La sua domanda centra perfettamente una questione che anche noi ci siamo posti

( https://fisicamedica.it/fisico-medico-risponde/radiazioni-non-ionizzanti/come-si-misura-la-pericolosit%C3%A0-dei-telefoni ).

Al momento non abbiamo ancora una risposta definitiva, in quanto non ci risultano studi in merito.

La difficoltà è data dal fatto che i moderni impieghi dello smartphone sono molto più difficili da standardizzare, come accennato nel post, ma anche come evidenzia la sua domanda, rispetto alla “telefonata”.

In linea di massima possiamo ricordare quanto segue:

·       il numero di applicazioni aperte di per se ha effetto diretto sul consumo di batteria e quindi in condizioni particolari eventualmente sulla generazione di calore a contatto ma non sull’emissione;

·       il flusso di dati dipende dalle singole applicazioni aperte;

·       a parità di flusso di dati (molti dei quali spesso superflui quando non dannosi), l’emissione dipende dalla distanza dalla stazione radio base.

Quello che ci dovrebbe tranquillizzare sono i famosi studi sui ratti, nonostante le interpretazioni contrarie degli autori di quello italiano.

Le modalità di irraggiamento degli animali, non corrispondevano infatti all’esposizione di una sola parte, per esempio il cervello durante la telefonata, ma a quelle dell’intero corpo.

L’Istituto Ramazzini ha evidenziato un’incidenza significativa di un certo tumore solo nei ratti maschi esposti a 50 V/m, concludendo che ci sono effetti cancerogeni a livelli ammessi dall’ICNIRP.

Ma 50 V/m sono ammessi dall’ICNIRP per l’uomo in quanto si dimostra che a 50 V/m il SAR al corpo intero per l’uomo è< 0,08 W/kg

Nello stesso studio del Ramazzini è tuttavia riportato che i calcoli da loro eseguiti evidenziano che il SAR nei ratti era, a 50 V/m, pari a 0,1 W/kg, che è superiore al limite ICNIRP.

Ciò non è sorprendente in quanto il ratto ha, quantomeno, dimensioni diverse dall’uomo.

L’altro argomento tranquillizzante, che ci sembra ragionevole ma sul quale non possiamo esprimerci in quanto siamo un’associazione di fisici medici e non un ente deputato a questo come l’Istituto Superiore di Sanità, è che l’ incidenza delle patologie non risulta correlata all’aumentata diffusione  degli smartphone.

Speriamo di essere stati sufficientemente esaustivi e la ringraziamo per la fiducia.

Cordiali saluti.

 

 

 

Questo post è stato modificato 3 anni fa da Bianchi Lorenzo
 
Pubblicato : 25 Gennaio 2020 18:42
(@admin)
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Membro Admin
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Gent.mo,
la ringrazio tanto per la sua risposta molto esaustiva.
Se posso le vorrei porre un ulteriore quesito.
Sul sito dell'Arpa Piemonte http://www.arpa.piemonte.it/news/esposizione-ai-telefoni-cellulari, ci sono i grafici con il livello di campo elettrico misurato a diverse distanze da differenti modelli di telefono con sistema 2G e 3G. La potenza emessa dai telefoni 3G è di gran lunga inferiore a quella emessa dal telefono 2G (e suppongo che con il 4G sia ancora meno). Il modello con potenza maggiore a 5 cm di distanza emette un V/m inferiore a 4. Questo vuol dire che la potenza di emissione del 3G o 4G è pari ad un uscita in mW che a W, o sbaglio?
Nello studio del Ramazzini si parla di irraggiamento sui ratti a 50 V/m, ma gli smartphone di ultima generazione durante la chiamata riescono mai a raggiungere certi livelli? Dal grafico sembrerebbe di no, ma forse sto facendo confusione, interpretando in maniera errata.

Poi, gentilmente, ne approfitto per chiederLe un' ultima cosa.
Mia madre in casa uso molto il cordless per comunicare con i suoi parenti che abitano lontano. Lo usa solo negli ambienti interni della casa, però lo usa molto, diverse ore, durante la giornata anche perché nel frattempo sbriga le faccende di casa o fa altro ed ovviamente senza auricolari, penso neanche ci siano per i cordless.
Il cordless Dect leggevo che ha una potenza di emissione massima a 250 m/W, anche se in Internet, in realtà, leggevo che le potenze medie di emissione sono di 10 mW (sarà vero?). A questo punto le chiedo se usare un cordless Dect GSM sia equiparabile all'utilizzo di un telefonino con sistema 2G, con i suoi relativi V/m come mostrato nel grafico dell'Arpa Piemonte (mi auguro di no).
La ringrazio moltissimo per tutte le delucidazioni preziose che mi sta dando.

Cordiali saluti

 
Pubblicato : 27 Gennaio 2020 14:32
(@Anonimo)
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Come avrà già visto nel blog, in effetti il livello di emissione del telefono cellulare non deve essere valutato mediante il SAR, che dipende anche dal “bersaglio” ma, più correttamente come ha fatto ARPA Piemonte con il livello di campo elettrico.

Per completezza bisognerebbe tuttavia aggiungere che, essendo l’esposizione durante la telefonata classica in condizioni cosiddette campo vicino, servirebbe anche la misura del campo magnetico. Successivamente bisognerebbe calcolare la densità di potenza (espressa in W/m2) che in questo caso non è esattamente banale.

Per questo, volendo valutare il rischio, è più pratico cercare di determinare direttamente il SAR anche se richiede la conoscenza del bersaglio e non è più una semplice stima della potenza emessa.

Il ragionamento è molto tecnico e ampiamente trattato nelle pubblicazioni degli ingegneri, molti liberi lettori di internet non le capiscono e invece di informarsi tendono ad aprire dei blog

In estrema sintesi, si può comunque confermare che gli odierni smartphone non arrivano a 50 V/m se non a contatto e per brevissimi istanti.

Il punto chiave è infatti che, come riportato nelle linee guida ICNIRP, il SAR deve essere valutato come media su 6 minuti in quanto riferito agli effetti termici.

Bisogna anche aggiungere che l’esperimento del Ramazzini non era indirizzato a valutare l’esposizione al telefono ma alle antenne radio-base, per questo si erano mantenuti a livelli che secondo loro rispettavano i limiti ICNIRP.

L’esposizione dovuta al cellulare  a contatto era la base di partenza dello studio del National Toxicology Program americano (NTP) che infatti utilizzava valori di SAR più elevati, tutti superiori al limite ICNIRP al corpo intero ma non a quello per esposizione localizzata.

Anche questo studio ha evidenziato, sorprendentemente da un certo punto di vista, effetti solo nel gruppo a esposizione maggiore, per questo ICNIRP ha concluso correttamente che i due studi affiancati smentiscono una relazione dose-risposta.

Quanto al DECT posso confermare che il valore della potenza di picco può essere di 250 mW ma il valore medio, è di 10 mW: rispetto al grafico mostrato da ARPA per i cellulari la potenza di picco è effettivamente più alta mentre quella media è probabilmente inferiore, in funzione della posizione del terminale fisso.

Spero di non averle confuso le idee con grandezze diverse con diverse unità di misura ma le assicuro che le pubblicazioni disponibili sono molto chiare per chi tratta questi argomenti per mestiere.

Il problema è la tendenza della rete a confondere la competenza con l’indipendenza

Saluti

 
Pubblicato : 27 Gennaio 2020 14:45
(@admin)
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Membro Admin
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Gentilissimo,
grazie per la sua risposta molto esaustiva.
Mi ha fatto comprendere tantissime cose importanti.
Purtroppo in rete chiunque, senza nessuna competenza, apre blog mettendo in circolo solamente tanta disinformazione.
Io fortunatamente credo SOLO nelle istituzioni e mi affido agli specialisti del settore come Lei. Per tale motivo vi ringrazio perché siete un associazione scientifica seria che andrebbe pubblicizzata tanto. Io, nel mio piccolo, lo farò.
Le auguro una serena giornata.
Cordiali saluti

 
Pubblicato : 28 Gennaio 2020 11:08
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