Buongiorno a tutti,
già una volta ho chiesto consiglio su questo splendido forum e voglio ringraziare i professionisti che vi operano.
Torno qui per un quesito sui possibili effetti a lungo termine della terapia con I131.
A settembre 2023 sono stata sottoposta a terapia radiometabolica con la somministrazione di 80 mCi di I131 per l’ablazione post chirurgica del residuo tiroideo (carcinoma papillare pT1N1bM0). Radioattività residua all’uscita 3 mSV.
Sull’informativa che mi era stata consegnata dall’ospedale prima del ricovero era evidenziato un rischio, seppur minimo, di sviluppare a lungo termine altri tumori solidi o tumori del sangue. Volevo sapere quanto è effettivamente elevato questo rischio con la dose alla quale sono stata sottoposta e considerando che al tempo della terapia avevo 34 anni.
Inoltre, trascorsi 6 mesi dalla somministrazione di I131 io e mio marito vorremmo riprendere la ricerca di una seconda gravidanza. E’ sicuro trascorso tale periodo di tempo? Ci sono rischi per il nascituro? C’è rischio che un bambino nato da mamma sottoposta a I131 prima della gravidanza possa sviluppare tumori e leucemie?
Grazie
Gentile Signora,
la ringraziamo per essersi affidata ancora una volta alla nostra Associazione per esprimere le sue preoccupazioni e siamo felici di sapere che le nostre risposte le sono state utili.
Ci sentiamo di confermare quanto le è già stato detto dagli specialisti del centro presso cui ha effettuato la terapia. Secondo quanto riportato in letteratura, questo tipo di trattamento non evidenzia un incremento significativo rispetto alla normale incidenza tumorale.
Per quanto riguarda la ricerca di una nuova gravidanza possiamo certamente tranquillizzarla. Come indicato dalla Commissione Internazionale per la Protezione Radiologica nella pubblicazione ICRP Publication 94, alla maggior parte delle pazienti viene consigliato di attendere almeno 6 mesi dopo la terapia con radioiodio prima di affrontare una gravidanza. Questa indicazione non è basata su potenziali effetti ereditabili dalla progenie o su considerazioni radioprotezionistiche, ma sulla necessità di essere sicuri che la malattia sia sotto controllo e che non sia necessario procedere con un ulteriore trattamento con radioiodio quando la paziente è in gravidanza. Lo stesso documento, infatti, indica che per una attività somministrata di radioiodio compresa tra 20 e 160 mCi circa, evitare una gravidanza per i 4 mesi successivi al trattamento garantisce una dose al feto inferiore a 1 mGy. Nel 2000, l'ICRP ha pubblicato un documento nel quale si indica che i limiti di dose per il feto sono ampiamente paragonabili a quelli per la popolazione, affermando che dal momento in cui la gravidanza sia stata accertata, la dose al feto non dovrebbe superare circa 1 mGy per tutto il resto della gravidanza.
Nella speranza di esserle stati d'aiuto, la salutiamo cordialmente e la invitiamo a contattarci nuovamente per qualsiasi esigenza o approfondimento.
Dott.ssa Claudia Polito
U.O. di Fisica Sanitaria
IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Roma
Dottore la ringrazio, come sempre le sue risposte sono precise e esaustive.
E soprattutto sono in grado di chiarificare e tranquillizzare.
Cordiali saluti