BuongiornoÂ
Sono infermiera e ho iniziato da poco a lavorare in medicina nucleare, per me campo totalmente nuovo.
A lavoro mi hanno tranquillizzato sul rischio radiologico spiegandomi che è minimo e che non c'è da preoccuparsi rispettando le norme di attenzione quali distanza, meno tempo possibile di contatto, guanti.
Posso ritenerle informazioni corrette?Â
È vero che il rischio lavorativo è minimo e che sono più le suggestioni?Â
E che tipo di radiazioni ionizzanti emette il radiofarmaco e il paziente dopo che è stato iniettato? Perché in medicina nucleare non c'è indicazione ad utilizzare camice e collare e occhiali piombati?Â
Grazie per le risposteÂ
Buongiorno
È assolutamente comprensibile che possa avere delle domande, dato che il campo della medicina nucleare presenta caratteristiche molto specifiche rispetto ad altri ambiti sanitari.
In generale il rischio radiologico in medicina nucleare è ridotto, a condizione che vengano seguite scrupolosamente le norme di comportamento indicate dall’Esperto di Radioprotezione. Queste norme, come il mantenimento della distanza, la riduzione del tempo di esposizione e l'uso dei dispositivi di protezione, sono fondamentali per limitare l’irradiazione.
In effetti, il rischio lavorativo è generalmente minimo, e le suggestioni o preoccupazioni derivano spesso da una comprensione parziale del fenomeno. La medicina nucleare utilizza sorgenti non sigillate che sono fonte di radiazioni ionizzanti, ma l'esposizione a queste radiazioni è gestita in modo rigoroso tramite protocolli che riducono al minimo il rischio per i professionisti e i pazienti.
In pratica, il paziente, una volta iniettato il radiofarmaco, diventa fonte di radiazione gamma (principalmente) per un periodo che varia a seconda del tipo di radiofarmaco e della sua emivita. Di solito, queste radiazioni non sono pericolose a meno che non si abbiano esposizioni molto ravvicinate o prolungate.
In medicina nucleare, la protezione del personale è molto importante, ma generalmente non si utilizzano i dispositivi di protezione pesanti come i camici i collari e gli occhiali piombati, perché:
- le radiazioni gamma possono essere schermate efficacemente solo con materiali piuttosto spessi. Gli occhiali e il camice piombati, ad esempio, non sono molto utili per schermare le radiazioni gamma, che sono particolarmente penetranti e questi presidi rischierebbero solo di rallentare le operazioni e quindi aumentare i tempi di esposizione. Tuttavia, l’uso dei comuni guanti da esplorazione (non piombati) è fondamentale per evitare contaminazioni dirette e proteggersi da possibili perdite di radiofarmaco durante l'iniezione o la manipolazione.
- In medicina nucleare si segue sempre il cosiddetto principio ALARA, che significa ridurre l'esposizione alle radiazioni al minimo indispensabile. Ciò implica, tra le altre cose, l'uso di strumenti diagnostici e terapeutici che abbiano una dose il più bassa possibile, e l'adozione di precauzioni come la distanza e il tempo di esposizione ridotto.
- Sebbene il paziente emetta radiazioni, l’esposizione è generalmente a bassa intensità e si limita alla zona circostante, senza necessità di schermature pesanti per il personale. Di solito, viene raccomandata una distanza di sicurezza (ad esempio, rimanendo a 1 metro di distanza dal paziente) e una limitazione nel tempo di esposizione.
- nel caso della Terapia Radiometabolica, o Terapia Medico-nucleare, i concetti sono gli stessi della Medicina Nucleare diagnostica, ma le norme da seguire che vengo fornite sono un po' più stringenti, in relazione alle tipologie e quantità di radiofarmaco somministrate ai pazienti
Per sintetizzare, quindi, le informazioni sul rischio radiologico che le sono state date sono corrette: il rischio esiste, ma è minimo se si seguono le regole di protezione. Il rischio è principalmente gestionale, e l'esposizione è ridotta grazie all'uso di precauzioni pratiche. I radiofarmaci emettono radiazioni gamma e beta, e la protezione primaria consiste nel minimizzare il tempo e la distanza di esposizione, piuttosto che in schermature pesanti.
Se ha ulteriori dubbi o domande, siamo a disposizione. Nel frattempo le consigliamo di seguire quanto prima uno dei corsi di radioprotezione che potranno indicarle al lavoro, così da prendere maggiori informazioni sui rischi a cui è sottoposta e come proteggersi.
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Dott.ssa Sara Fattori
Direttore U.O. Fisica Sanitaria
AST Macerata