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Dose pericolosa di radiazioni in un forno crematorio

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(@admin)
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Membro Admin
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Buongiorno, ho trovato in un quotidiano on line di news riguardanti il mondo scientifico un articolo ( https://www.scienzenotizie.it/2019/02/27/muore-di-tumore-rilascia-radiazioni-durante-la-cremazione-1429772) sulla dose importante in un forno crematorio dell'Arizona dovuta alla cremazione di un cadavere radioattivo.
Quello che mi ha preoccupata è che non si tratta di una persona che lavora in presenza di sostanze radioattive, ma di un paziente che è stata sottoposto a terapia anti tumorale con farmaci radioattivi, e che questi trattamenti vengono fatti anche in Italia. Il fumo radioattivo che deriva dalla cremazione può essere pericoloso?
Vi ringrazio per la vostra attenzione.

 
Pubblicato : 5 Marzo 2019 14:08
(@Anonimo)
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Buongiorno,

in qualità di Fisici Medici ed Esperti Qualificati, ovvero professionisti del Sistema Sanitario Nazionale incaricati della salvaguardia della popolazione e dei lavoratori dagli effetti delle radiazioni ionizzanti, desideriamo fornire il nostro contributo in merito alla notizia, recentemente riportata, di un caso di contaminazione radioattiva in un forno crematorio dell’Arizona, a seguito della cremazione delle spoglie di un paziente sottoposto nei giorni precedenti il decesso a terapia con radioisotopi, in particolare con Lutezio 177 (Lu-177).

Il caso potrebbe sollevare alcune perplessità (e così è stato) anche nell’opinione pubblica italiana sia per il fatto che la pratica della cremazione si sta sempre più diffondendo, sia per il fatto che le terapie con radioisotopi stanno anch’esse aumentando, nel nostro paese così come nei paesi a più alto livello sanitario, grazie alla loro efficacia ed ai progressi nel campo dei radiofarmaci. 

In Italia, il trattamento con radioisotopi dei pazienti, la loro dimissione post terapia, il trattamento dei rifiuti ospedalieri da loro generati, etc. è strettamente normato e puntualmente verificato sia dal lato “ospedale”, dalle strutture di Fisica Sanitaria, sia dal lato “sito di conferimento” dove ogni arrivo di rifiuti, ospedalieri e non, è singolarmente monitorato mediante apparecchiature dette “portali”.

Premesso che il Lu-177 legato ad opportune molecole-vettori è utilizzato nel trattamento dei tumori neuroendocrini, in merito al caso specifico, desideriamo segnalare che nella realtà italiana:

  1. TUTTI i pazienti sottoposti a terapia con radioisotopi, prima della dimissione, ricevono istruzioni personalizzate sulle precauzioni, il comportamento da adottare, oltre che sui tempi di validità delle restrizioni stesse.
  2. Nel caso del Lu-177, dopo 48 ore dalla somministrazione, la quantità di radioisotopo residuo nel paziente è inferiore al 20% della quantità originale iniettata.
  3. È sicuramente possibile che nel caso in specie, le strutture interne del forno siano risultate temporaneamente contaminate a seguito della cremazione della salma (il tempo di dimezzamento del Lu-1177 è di 6.6 giorni).
  4. Ipotizzando per assurdo una totale inefficacia dei filtri di rilascio in atmosfera dei fumi del forno, le nostre valutazioni portano a stimare una dose, al gruppo di persone residenti nelle immediate vicinanze, difficilmente distinguibile dal fondo ambientale.

In sintesi, senza entrare in inutili tecnicismi, riteniamo che possa essere dato alla popolazione italiana un messaggio tranquillizzante: quelli richiamati nell'articolo sono trattamenti correntemente eseguiti anche nel nostro paese ma da noi, la gestione del paziente è in carico a specialisti competenti in materia ed addestrati sui compiti specifici, inoltre il passaggio delle informazioni tra strutture differenti è ben codificato a vantaggio della sicurezza dei pazienti e della popolazione tutta.

Cordialmente

Per il Gruppo di Lavoro di Medicina Nucleare dell’AIFM

Orazio Zoccarato, Claudio Traino, Francesca Botta, Lorenzo Bianchi


nuberadioattiva#, cremazione#, radioterapiametabolica#, rischiopopolazione#

 
Pubblicato : 5 Marzo 2019 14:16
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