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Radiografia bambino 2 anni torace addome

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(@anna2023)
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Buongiorno, 

settimana scorsa siamo stati in pronto soccorso per sospetta ingestione di una pila (mini stilo AAA, non a bottone) con il mio bimbo di 2 anni. Io e mio marito eravamo sicuri che al 99% non l‘avesse ingerita, ma l’avessimo piuttosto persa per strada. Ma non eravamo tranquilli e quindi lo abbiamo portato in ospedale circa 24 ore dopo. Premetto che noi non viviamo in Italia, ma a Berlino. Mio figlio stava bene e non presentava alcun sintomo. È stato visitato e tutto risultava nella norma. Ma la dottoressa di turno ci ha detto che l‘unico modo per essere davvero sicuri era fare una radiografia. Lei stessa però non sembrava sicura, dicendoci che era difficile in questi casi scegliere cosa fare. Io mi sono opposta subito, per me non ne valeva la pena, ma mio marito ha voluto farla. Abbiamo parlato con il radiologo che ci ha rassicurati dicendo che la quantità di radiazioni sarebbe stata minima e mi ha chiesto quanto pesasse mio figlio. Hanno messo a mio figlio una protezione sui genitali e a me un grembiule. Io sono rimasta dentro con lui e gli tenevo le mani mentre era sdraiato sul letto (per tenergli le braccia ferme). Durante la radiografia è partito una specie di suono di allarme e uno dei due dottori che era rimasto vicino a noi ha gridato all‘altro: Falsch! (Che in tedesco vuol dire appunto errore, sbagliato…)

La radiografia è comunque riuscita ma loro non hanno parlato con noi, mandandoci direttamente dalla pediatra. Io ho avuto una strana sensazione, ma essendo agitata e non parlando correttamente tedesco, sono uscita dalla stanza.

Non c’era nessuna batteria nello stomaco di mio figlio. 

É da quasi una settimana che penso a questa cosa. Ho fatto delle ricerche in merito e delle cose non mi tornano. So che l‘uso della protezione piombata sui genitali non è più raccomandato e uno dei motivi è che i macchinari che sono settati in modalità automatico, potrebbero rilevarla come un ostacolo e aumentare di conseguenza la quantità  di radiazioni. Ho anche letto che questa modalità di collimazione automatica non è raccomandata sui bimbi piccoli, proprio per questo motivo e che è meglio un’impostazione manuale. Io ho visto sul monitor che è stata impostata la fascia d’età, quindi ho motivo di pensare che fosse tutto automatico.

Mi chiedo come mai queste direttive non siano uniformi in tutta Europa.

Mi pare anche di aver capito che io non  avrei dovuto essere lì con lui e invece mi hanno fatto restare. 

É possibile che mio figlio abbia ricevuto più radiazioni del dovuto?Come faccio a saperlo con certezza?

Siccome il mio istinto di madre spesso mi ha dato ragione, non vorrei aver ragione anche questa volta!

Inoltre non capisco le risposte che sminuiscono l’impatto delle radiazioni durante le radiografie, che vengono paragonate a viaggi in aereo o a qualche settimana aggiuntiva di esposizione al fondo naturale. 

Ma il fatto che le radiazioni ci colpiscano tutte in pochi secondi oppure dilazionate poco alla volta nell’arco di 8-9 ore di volo, giorni o mesi, non dovrebbe fare la differenza?

Grazie in anticipo a chi mi risponderà!

 

 
Pubblicato : 18 Novembre 2022 10:14
(@fisicimedici)
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Gentile signora,

innanzitutto la ringraziamo per essersi rivolta all’Associazione Italiana di Fisica Medica per esprimere le sue preoccupazioni, che possiamo comprendere.
Proviamo a dare una risposta, per quanto possibile, a ciascuno dei quesiti che esprime nel suo messaggio.
 
Abbiamo parlato con il radiologo che ci ha rassicurati dicendo che la quantità di radiazioni sarebbe stata minima e mi ha chiesto quanto pesasse mio figlio.
Qualsiasi procedura medica che comporti l’esposizione del paziente a radiazioni ionizzanti richiede l’applicazione di due principi fondamentali della radioprotezione: giustificazione e ottimizzazione.
“Giustificazione” significa certezza che l’esecuzione dell’esame porti un beneficio netto e dimostrabile per il paziente, ossia che il rischio derivante dall’esecuzione delle indagini sia nettamente inferiore al rischio di una mancata diagnosi e ciò vale anche quando l’esecuzione dell’indagine dovesse escludere una patologia o uno stato (come l’ingestione di un corpo estraneo) che, se confermati, richiederebbero una immediata terapia o intervento;
 “Ottimizzazione” significa conduzione dell’indagine in modo da ottenere le informazioni, necessarie per rispondere al quesito diagnostico, con la minima esposizione possibile del paziente.  Consideri anche che i principi di ottimizzazione e giustificazione sono indicati dalla direttiva europea e adottati in tutti i paesi membri.
I Medici Radiologi, avvalendosi della collaborazione dei Fisici Medici, pongono particolare attenzione proprio all’ottimizzazione degli esami in ambito pediatrico: i parametri tecnici vengono adeguati alle piccole dimensioni del paziente, in base ad età e peso, al fine di minimizzare la dose ai tessuti del bambino e dunque a contenere entro livelli di assoluta accettabilità il possibile rischio associato. La richiesta del medico, che lei riporta, conferma questa attenzione.
 
So che l‘uso della protezione piombata sui genitali non è più raccomandato
E’ sicuramente vero, si tratta di una indicazione condivisa dagli esperti dell’area radiologica, ma non si riferisce a qualsiasi condizione di esposizione. Nel caso di suo figlio l’area coperta dalla protezione era verosimilmente esclusa dal campo di radiazione e, seppure sia difficilmente dimostrabile la riduzione dell’esposizione dei genitali del piccolo, si può considerare assente il rischio di interferire con il sistema di regolazione automatica dei parametri di esposizione.
 
Durante la radiografia è partito una specie di suono di allarme e uno dei due dottori che era rimasto vicino a noi ha gridato all‘altro: Falsch! (Che in tedesco vuol dire appunto errore, sbagliato…)
Non conosciamo le abitudini del servizio di radiodiagnostica cui vi siete rivolti e non possiamo interpretare con sicurezza quanto ci riferisce, ma un’ipotesi potrebbe essere che l’operatore stesse osservando un’immagine di scopia che ha escluso la presenza del corpo estraneo e il termine usato significasse semplicemente che era sbagliata l’ipotesi di presenza della pila e che non fosse necessario procedere oltre.
 
Mi pare anche di aver capito che io non  avrei dovuto essere lì con lui e invece mi hanno fatto restare.
E’ prassi comune e corretta affidare l’assistenza dei piccoli pazienti a un genitore, purché non si tratti di una donna in stato di gravidanza, fornendo i dispositivi di protezione anti-x (quale il camice che lei ha indossato) e le indicazioni sulle azioni da effettuare. E’ infatti necessario garantire l’immobilità del bambino durante l’acquisizione delle immagini, proprio per limitare il rischio di ripetizione dell’esame, con raddoppio della dose di radiazione associata. Questo compito è affidato ai genitori e non agli operatori sia per la maggior efficacia nel mantenere la tranquillità del bambino che per ragioni di radioprotezione (per il genitore si tratta di esposizione occasionale, per gli operatori si tratterebbe di esposizione che, per quanto estremamente contenuta, essendo continuativa potrebbe portare a valori individuali non trascurabili).
 
É possibile che mio figlio abbia ricevuto più radiazioni del dovuto? Come faccio a saperlo con certezza?
E’ improbabile che un’indagine radiologica per l’identificazione di corpo estraneo abbia comportato un’esposizione rilevante: generalmente la dose richiesta per rispondere a questo quesito diagnostico è estremamente contenuta, tanto più nel caso di suo figlio, perché una batteria AAA è un oggetto di dimensioni certamente non trascurabili e decisamente radioopaco, ossia basta un’esposizione davvero minima per individuarlo.
Se lo desidera, può rivolgersi al centro dove è stata eseguita l’indagine per richiedere le informazioni relative ai parametri tecnici di esposizione.
 
Inoltre non capisco le risposte che sminuiscono l’impatto delle radiazioni durante le radiografie, che vengono paragonate a viaggi in aereo o a qualche settimana aggiuntiva di esposizione al fondo naturale.
Gentile signora, non si tratta di sminuimento, ma di ricondurre un problema alle sue reali dimensioni. L’attenzione della comunità scientifica ai rischi dell’utilizzo delle radiazioni ionizzanti per le attività umane, che ha portato giustamente a grande serietà ed attenzione alla radioprotezione, dovrebbe indurre nella popolazione un senso di sicurezza, ma spesso si rileva l’effetto opposto e osserviamo che dà origine ad ansie non giustificate.
 
In conclusione, nel massimo rispetto per i suoi dubbi di genitore, per quanto ci riferisce riteniamo che lei non abbia motivi di preoccupazione per la salute di suo figlio in relazione all’episodio che ci ha raccontato.
Sperando di essere stati di aiuto, la salutiamo cordialmente e restiamo a disposizione per eventuali ulteriori esigenze.
 
Pubblicato : 23 Novembre 2022 17:16
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