Buonasera,
mia figlia è stata sottoposta per due volte a distanza di 15 gg l’una dall’altra ad rx dell’addome per ingestione di una pallina metallica.
La prima volta l’esame è stato effettuato in doppia proiezione (kv 70) mentre la seconda volta l’esame è stato acquisito flouroscopicamente senza il passaggio della dose piena di radiazioni (dati dosimetri classe 0)
E’ possibile dai dati a disposizione avere una stima della quantità di msv assorbita da mia figlia per aver effettuato tali esami?
Sono preoccupata per eventuali danni causati dalle radiazioni, in quanto ho letto che l’rx all’addome espone di media ad una quantità di radiazioni di molto superiore per esempio ad una rx del torace. Ed il fatto di averne fatte due a distanza di poco tempo incide aumentando eventuali rischi?
Grazie.
Buongiorno Sig.ra,
per effettuare una valutazione puntuale della dose efficace relativa ai due esami a cui è stata sottoposta Sua figlia sarebbe necessario conoscere nel dettaglio l'insieme dei parametri tecnici e le modalità di esecuzione delle due indagini diagnostiche.
In generale possiamo comunque affermare che, per queste tipologie di indagine, la dose al paziente anche in età pediatrica risulta molto contenuta.
Nel caso di Sua figlia la dose stimata può essere equiparata a qualche giorno “aggiuntivo” di esposizione al fondo naturale di radiazione. Infatti tutti noi, in qualsiasi parte d’Italia (o più in generale del mondo) viviamo, siamo sottoposti ad una esposizione continua (e in taluni casi intensa) alle radiazioni ionizzanti, per molti aspetti simili a quelle utilizzate per eseguire gli esami radiografici di sua figlia.
Se è vero che la radiografia del torace comporta dosi di esposizione estremamente contenute (a titolo comparativo la dose di un RX torace è assimilabile ad un volo A/R transoceanico), è altrettanto vero che anche un RX addome comporta dosi di esposizione molto limitate: la pratica di riportate le dosi in termini di “Equivalente a numero di radiografie toraciche” dovrebbe essere correttamente interpretata e non assunta in termini assolutistici ne’ tantomeno sottintendere a mere assunzioni negative.
E’ pertanto ragionevole ritenere quali solo altamente speculative le ipotesi di un aumento della probabilità naturale di sviluppare un tumore e più in generale dell’insorgenza di danni a carico della salute di Sua figlia.
Infatti anche nell’ ”AAPM Position Statement on Radiation Risks from Medical Imaging Procedures” ( https://www.aapm.org/org/policies/details.asp?id=439&type=PP ) della prestigiosa Associazione Americana di Fisica Medica sui rischi di radiazioni dalle procedure di imaging medico, è chiaramente ribadito che “Al momento, le prove epidemiologiche a supporto della maggiore incidenza di cancro o mortalità da dosi di radiazioni inferiori a 100 mSv non sono conclusive. Poiché le dosi di diagnostica per immagini sono in genere molto inferiori a 100 mSv, quando tali esposizioni sono appropriate dal punto di vista medico, è molto probabile che i benefici previsti per il paziente superino qualsiasi piccolo potenziale rischio (…). Data la mancanza di consenso scientifico sui potenziali rischi derivanti da basse dosi di radiazioni, le previsioni sull'incidenza ipotetica del cancro e sulla mortalità dovute all'uso dell'imaging diagnostico sono altamente speculative. L'AAPM e altre organizzazioni per la protezione dalle radiazioni scoraggiano specificamente queste previsioni di danno ipotetico. Tali previsioni possono portare a storie sensazionalistiche nei media pubblici. Ciò può portare alcuni pazienti a temere o rifiutare l'imaging medico sicuro e appropriato, a scapito del paziente.”
In merito alle sue perplessità rispetto alla necessità di esporre a distanza di 15 giorni sua figlia a radiazioni ionizzanti siamo anzitutto a ricordarLe come, per il principio di giustificazione alla base della radioprotezione (D. Lgs. 101/2020 - Art. 157), ogni radiografia deve essere valutata essenziale e necessaria per la salute del paziente dal prescrivente e dallo specialista radiologo, ovvero il rapporto rischio/beneficio da essa derivante deve ritenersi del tutto a favore del beneficio. Ricordo a titolo esemplificativo che, secondo le “Linee guida nazionali di riferimento” per “La diagnostica per immagini” nella radiologia pediatrica in caso di Ingestione di corpi estranei “se vi è il dubbio che il corpo estraneo sia transitato in addome, può essere indicata RX diretta addome anche dopo 6 giorni l’esecuzione della prima indagine” (da cui probabilmente la scelta di condurre l’esame di controllo in scopia).
Se anche questa risposta non dovesse tranquillizzarla, per dubbi e perplessità La invitiamo a non fare ricerche su web o, almeno a consultare pagine pubblicate da Associazioni di comprovata scientificità quali AIFM - https://fisicamedica.it - o a contattare uno Specialista in Fisica Medica della Struttura presso cui è stato eseguito l’esame. Anche in questo caso AIFM sarà lieta di indirizzarla verso gli Specialisti in Fisica Medica in grado di confrontarsi direttamente con Lei.
Nella speranza di essere stati di aiuto, La ringraziamo per averci contattato e La salutiamo cordialmente.
Grazie della risposta.
Avrei un ulteriore dubbio. Il medico che ha eseguito il secondo esame mi ha detto che al fine di ridurre il quantitativo di radiazioni invece di fare l’rx con metodica convenzionale ha acquisito l’esame flouroscopicamente senza il passaggio della dose piena di radiazioni ionizzanti (dicitura riportata esattamente così sul referto). Per tal motivo non gli e’ stato possibile elaborare la lastra ed ho dovuto fotografare lo schermo.
Non mi è chiaro il funzionamento di tale procedura. Inoltre se davvero comporta una notevole riduzione delle radiazioni mi chiedo come mai non venga utilizzata come metodica di prima scelta in casi come il nostro.
Grazie.
Presumibilmente la tipologia di indagine richiesta per la Sua bambina ossia la verifica della presenza di un corpo estraneo metallico nell’addome di un bambino piccolo ha caratteristiche di visualizzazione tali che la fotografia dello schermo è stata valutata dallo specialista radiologo, deputato a scegliere la tecnica con cui eseguire l’indagine, come adeguata e sufficiente per questo secondo esame.