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    Si discute su The Lancet dei problemi della sanità italiana

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    Un interessante dibattito riguardante la sanità italiana si sta svolgendo in questi mesi sull’importante rivista The Lancet.

    Lo scorso aprile, Marta Paterlini ha dedicato un “World Report” alla strana situazione che si sta verificando in diverse regioni italiane le quali si vedono costrette a sperare che, medici ormai in pensione, ritornino in servizio per coprire carenze in organico (DOI: https://doi.org/10.1016/S0140-6736(19)30849-9). La Paterlini analizza i dati riguardanti il numero di laureati in medicina ogni anno (circa 10mila) e li confronta con il numero di posti nelle scuole di specializzazione (circa 7mila). Con il contributo dei responsabili di diverse associazioni di categoria, l’articolo identifica in questa disparità una importante causa della ormai patologica assenza di personale medico negli ospedali italiani. Altre cause identificate nell’articolo sono: i circa 1500 giovani dottori che hanno scelto di trasferirsi all’estero negli ultimi 10 anni; il nuovo regime pensionistico (quota 100) che consente ai medici di anticipare il ritiro dal servizio; il blocco dei salari in seguito alla crisi economica del 2009. Questa situazione sta generando apprensione tra pazienti e personale ospedaliero perchè medici in pensione difficilmente potrebbero reggere i carichi di lavoro stressanti di molti reparti ospedalieri con turni di notte, festivi e ore e ore spese in sala operatoria.

    Nei giorni scorsi, ha espresso il suo parere a riguardo Luca La Colla, giovane e brillante anestesista italiano formatosi in Itala e ora trasferitosi negli Stati Uniti, (DOI:https://doi.org/10.1016/S0140-6736(19)31832-X). La vera causa del problema, secondo La Colla, non è nella differenza tra laureati in medicina e posti nelle scuole di specializzazione, bensì nella scarsa attrattività del sistema italiano. Citando dati ufficiali dell’Unione Europea, sono circa 1000 i giovani medici che ogni anno si trasferiscono all’estero. Di contro, l’Italia riesce ad attrarre personale medico solo dall’est europeo e dal Pakistan.

    Questa scarsa attrattività sarebbe dovuta a molteplici fattori: condizioni di lavoro inadeguato, poca stabilità con avanzamenti di carriera assolutamente mortificanti, salari bassi, commistione tra politica e sistema sanitario e procedure concorsuali assolutamente non trasparenti che sempre più spesso sono anche riportate dagli organi di stampa. La Colla conclude con un pensiero: “Molte nazioni sono piene di medici italiani e non italiani con grandi capacità e idee che vorrebbero tornare in Italia se le circostanze cambiassero. Io non credo (e certamente non spero) che policiti, associazioni di categoria e giornalisti stiano nascondendo il problema di proposito e stiano cercando di deviare l’attenzione dell’opinione pubblica da quelle che sono le vere problematiche, ma credo che ci sia una scarsa consapevolezza di quelli che siano i problemi reali. Il resto del mondo si sta muovendo velocemente e l’Italia sta raggiungendo un punto di non ritorno”

     

    Personalmente concordo in tutto con La Colla e credo che anche come fisici medici dovremmo interrogarci su queste problematiche. Se ci sono pochi medici in reparto, inevitabilmente anche il nostro lavoro ne risentirà. Ovviamente, anche i fisici in circolazione non sono tantissimi, ma questo lo sapevamo già.

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