E’ il titolo delle riflessioni di un collega, Mario de Denaro, che recentemente è andato in pensione. Le proponiamo nel nostro blog come spunto di riflessione anche per chi è ancora nel “sistema” o si sta dando da fare per entrarci. Buona lettura!
Ci siamo già da un po’ ma temo che la tendenza continuerà ad essere sempre di più questa: da una parte il popolo degli ignoranti con il “dono” della semplificazione e dall’altro il mondo dei professori con la “colpa” della complessità.
Sarà a causa della classe politica degli ultimi decenni, sarà conseguenza dei mutamenti antropologici indotti dalla rete o magari le due cose insieme, fatto sta che ormai i problemi, le complicazioni, gli approfondimenti non devono proprio esistere.
L’ignorante lo sa bene che tutte le attività produttive non devono presentare inutili complicazioni, e quindi lavora per semplificare, incasellare, catalogare e associare ad un problema una semplice risposta univoca che può arrivare, a seconda dei casi, dal suo istinto manageriale oppure da qualche magico algoritmo di gestione dei grandi dati. Il professore viceversa ha familiarità con i problemi ed è abituato a risolverli proprio perché la formazione accademica è orientata ad approfondire per poi prendere la decisione migliore.
Approfondire: è questa la discriminante.
Approfondire costa, è un approccio che può portare a risultati inaspettati, originali che possono determinare importanti ritorni economici sul lungo e medio termine, ma può anche rivelarsi una perdita di tempo improduttiva se valutata sul bisogno di un ritorno immediato. Tuttavia andare a fondo nei problemi vuol dire sempre crescita culturale quindi in ogni caso miglioramento della qualità delle prestazioni. Se prendiamo ad esempio il tema molto attuale dell’ intelligenza artificiale in campo medico, approfondire può voler dire cercare di aprire e guardare dentro a questa famigerata black-box degli algoritmi che gestiscono i big data e capire, per quanto possibile, i criteri adottati nel generare quelle risposte semplici e di immediata applicazione. Un sistema informatico che gestisce quantità di dati umanamente ingestibili è potenzialmente antidemocratico e senza controllo, una prospettiva da Blade Runner. Al pari del funzionario che chiedeva al replicante di parlare di sua madre, mettendolo così in grave difficoltà, noi dovremmo inventarci e istituire una nuova categoria di controlli di qualità orientati a verificare la sostenibilità degli output degli algoritmi del deep learning.
Non approfondire piace ai nostri manager: un problema deve essere superato e rimosso in qualsiasi modo e in breve tempo e naturalmente arrivando ad una riduzione dei costi. Come ? Può decidere l’istinto di chi comanda, può trovarsi in internet già risolto, oppure si può semplicemente copiare quanto fatto altrove, potendo scegliere, a piacere e secondo convenienza, il vicino più virtuoso, quello più modesto, ma in ogni caso quello più economico.
Sono abbastanza anziano da ricordare nella mia esperienza personale in ospedale alcuni processi di budget che non erano poi così male: nelle schede degli investimenti, nel caso di acquisizione di alta tecnologia, vi era un template dove il proponente doveva specificare i costi accessori, che significava quantificare le ricadute in termini di risorse umane, assistenza full risk, necessità di strumentazione per la misura delle performance e per il mantenimento della qualità. Questo voleva dire semplicemente “pianificare” l’attività per un auspicabile innalzamento della qualità delle prestazioni e per un’ottimizzazione non necessariamente di brevissimo termine come avviene oggi.
Oggi non si pianificano le attività di un ospedale, si naviga a vista e i processi di budget consentono solamente due opzioni: aumento dell’attività senza risorse aggiuntive oppure mantenimento dei volumi di attività a fronte di una riduzione dei costi. Oggi, paradossalmente, è virtuoso il dirigente che anno per anno risparmia risorse e quindi colui che di fatto peggiora progressivamente la qualità dei servizi. Quindi non solo non si pianifica a medio-lungo termine ma si promuove la inevitabile decrescita dell’intero sistema. Questa logica si sta trascinando ormai da diversi anni e le nomine politiche dei direttori generali si succedono su periodi molto brevi, talvolta anche di anno in anno, redendo impossibile una visione lungimirante dell’intero sistema sanitario, laddove è noto che i risparmi sostenibili nascono da una corretta pianificazione. In questo scenario vanno a nozze le strutture private che vengono coinvolte con esternalizzazioni ormai sempre più diffuse.
Tutti sappiamo che siamo ancora tra le migliori sanità pubbliche al mondo nonostante lo stato investa molto meno che in altri paesi europei. Ma ormai la tendenza è quella di evolvere verso i paesi dove la sanità è un business a suffragare quella forbice tra ricchi-e poveri che si sta allargando anche su molti altri fronti.
Purtroppo questo è.
I fisici non sono ignoranti, la nostra formazione ci predispone a risolvere problemi a volte anche complessi e di difficile soluzione, ma se questo tipo di ruolo continua a non venire riconosciuto e se qualcosa non cambierà nel modello di sviluppo, temo che saremo sempre di più dalla parte del torto, a meno di non adeguarci e diventare anche noi “artificialmente” ignoranti per salvaguardare la specie.
Mario de Denaro
Bellissima analisi, concordo pienamente. Ciao Mario!
Fabrizio Levrero