In questo blog vogliamo raccogliere e condividere suggerimenti, indicazioni, domande relative a temi di carattere generale, dagli aspetti gestionali alle indicazioni delle società scientifiche, utili per ottimizzare l’attività dei fisici medici in questo settore.
Emergenza – argomenti di carattere generale
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Cari Colleghi,
in questi giorni è in attuazione la Fase 2 dell’emergenza COVID : la spinta a un ritorno alla normalità e la consapevolezza che in molti ospedali lombardi tale normalità è ancora lontana, ci ha stimolato a discutere e condividere i criteri per una riorganizzazione delle attività e proporli a tutti i colleghi.
Con i colleghi del Coordinamento Lombardo (Angelo Monti, Lorella Mascaro e Michela Lecchi) abbiamo scritto un documento strutturato come guida per la programmazione delle attività dei prossimi mesi, nel tentativo di uniformarci sul territorio regionale. Durante la stesura del documento, la discussione si è arricchita di preziosi contributi per i quali ringraziamo tutti i colleghi che ci hanno aiutato; un particolare ringraziamento va ad Antonella Del Vecchio che per prima ne ha sollecitato la necessità.
Vi proponiamo il documento (link) in questa sede con la speranza che possa essere utile anche in altre regioni, ben consapevoli che la criticità è molto disomogenea sul territorio nazionale.
Paola Colombo
In Friuli Venezia Giulia l’emergenza coronavirus ha aggravato una situazione già complicata dalla ridefinizione dell’assetto istituzionale e organizzativo del Servizio Sanitario Regionale, che ha comportato, per l’area udinese, l’unificazione di tre precedenti diverse realtà aziendali nell’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale (ASU FC). Inoltre, all’emergenza sanitaria in senso stretto, riguardante la veloce riorganizzazione delle Strutture Operative e dei percorsi clinici, si è aggiunta una, per così dire, ”emergenza amministrativa”, che ha comportato una crescente difficoltà di usufruire tempestivamente dell’assistenza necessaria, nonché una generale “emergenza relazionale”, non trascurabile se si pensa che le relazioni interpersonali spesso contribuiscono in modo efficace a risolvere problematiche complesse che richiedono il contributo di più competenze.
Le valutazioni effettuate, le decisioni prese e le azioni intraprese vanno quindi inquadrate in uno scenario dove incertezza e a volte anche confusione giocano ancora un ruolo non trascurabile.
Per limitare quanto ragionevolmente possibile la possibilità di contagio in un ambiente già più a rischio come quello ospedaliero abbiamo cercato da subito di ridurre:
Ovviamente questa operazione di riduzione non poteva essere condotta in modo unilaterale, ma doveva essere condivisa con le Strutture Operative che beneficiano delle nostre attività, in un quadro di generale riconversione dell’Azienda al fine di fronteggiare l’emergenza sanitaria.
In generale, per quanto riguarda le competenze di Esperto in Fisica Medica, i controlli di qualità sulle apparecchiature, laddove possibile, sono stati rimodulati, se non rinviati (ad esempio i controlli di frequenza minore, come quelli annuali), e analoga impostazione è stata applicata alle attività relative alla sicurezza dei lavoratori e della popolazione (radiazioni ionizzanti e non). Un’ulteriore riduzione della presenza di persone in sede è stata resa possibile dalla chiusura anticipata alle h 16.00 dei trattamenti radioterapici e dalla chiusura degli esami di Medicina Nucleare per “riconversione radiologica” delle attrezzature. L’impegno nel ridurre il rischio di contagio, quindi, continua a rimodularsi dinamicamente sulle variazioni di richieste/necessità delle altre Strutture Operative che beneficiano del nostro lavoro.
Gli strumenti utilizzati sono sostanzialmente due, il lavoro agile (“smartworking”) e le ferie, mediante i quali si è riusciti a limitare la presenza fisica in sede del nostro personale a meno del 50% dell’organico garantendo al contempo la continuità di servizio.
Sul tema ferie è intervenuto il nostro Direttore Generale applicando anche ad ASU FC quanto disposto dal DPCM 08.03.2020, art. 1, comma 1, lettera p), sospendendo le ferie del “personale sanitario e tecnico nonché del personale le cui attività siano necessarie a gestire le funzioni richieste dalle unità di crisi costituite a livello regionale, ancorché precedentemente programmate, fatta salva l’assoluta impossibilità di inserimento in altro contesto operativo”. L’ultima precisazione non è presente nell’articolo citato del DPCM, ed è stata appositamente aggiunta per evitare che l’applicazione letterale della norma si opponesse a qualsiasi possibilità di mandare in ferie il personale. Questa modifica è di particolare importanza per le Strutture di Fisica Sanitaria. Infatti il legislatore, probabilmente preoccupato di garantire tutte le risorse disponibili per fronteggiare l’emergenza coronavirus, non aveva considerato che questo divieto assoluto avrebbe potuto pregiudicare il contenimento del rischio contagio per il personale che non avrebbe mai potuto essere inserito in altro contesto operativo diverso dalla propria Struttura. Nel caso specifico di Udine, la modifica suddetta ci ha consentito di utilizzare l’istituto delle ferie per allontanare dal lavoro sia dirigenti che tecnici in un momento in cui era richiesta meno attività di routine, data la riduzione del carico di lavoro dovuta, in particolare, alla “riconversione radiologica” della Medicina Nucleare, inserita nel processo di trasformazione ospedaliera emergenza-correlata, e alla riduzione di trattamenti radioterapici. Inversamente, un nostro tecnico è stato inserito nel contesto operativo del Dipartimento Diagnostica per Immagini per contribuire a risolvere il problema della carenza di tsrm in Radiologia, particolarmente critica in questa situazione di emergenza.
Il tema smartworking non è una novità nella nostra legislazione, ma in ambiente sanitario ha ricevuto un impulso notevole dalle disposizioni dei recenti DPCM sull’emergenza coronavirus. La circolare n. 1/2020 della Presidenza del Consiglio dei Ministri riassume sinteticamente l’attuale quadro normativo. Noi ci siamo attivati interagendo da subito con la Struttura Gestione Risorse Umane e con la Struttura Tecnologia dell’Informazione e della Comunicazione, sfruttando le agevolazioni create dall’attuale situazione emergenziale (ad esempio è stato temporaneamente sospeso l’istituto dell’accordo datore di lavoro-lavoratore). Da un punto di vista amministrativo, quindi, il percorso si è svolto formalmente nel modo seguente:
In questo modo, a partire dal 10 marzo, si sono progressivamente avviati i seguenti progetti di lavoro agile a casa con diverse finalità:
In conclusione, sicuramente l’emergenza coronavirus sta avendo un impatto inaspettato nelle nostre vite, ma sta offrendo al nostro lavoro importanti opportunità di evoluzione/trasformazione che possiamo esplorare e studiare e che rimarranno valide per il futuro.
Buongiorno a tutti,
posso chiedervi come sono state gestite nel vostro ospedale le visite di radiprotezione in scadenza in questo periodo?
Per il personale, stante il DPCM, ci stiamo organizzando per ridurre la possibilita’ di esposizione facendo turni appropriati
Hope it helps.
Stephane Chauvie, Cuneo
Michele Stasi riferisce le azioni intraprese presso la sua azienda:
Dopo che hanno sospeso le ferie, hanno inoltrato una mail che recitava esattamente così:
In relazione all’oggetto (DPCM, n.d.r.), ai fini del massimo contenimento del rischio, chiediamo ai Direttori/Responsabili di limitare la presenza in servizio al personale strettamente necessario all’espletamento delle attività che, a loro volta, come già comunicato, devono essere ridotte a quelle non procrastinabili. I dipendenti che per i motivi di cui sopra non saranno “collocati in servizio”, verranno giustificati d’ufficio con apposita causale gestita dall’Ufficio Personale.
A tal fine, si chiede ad ogni Direttore/Responsabile di trasmettere, esclusivamente via mail, all’indirizzo ufficio.personale@___ l’elenco dei dipendenti non “collocati in servizio” secondo il modello di tabella allegata.
Si ringrazia per la collaborazione.
Quindi ho compilato un file xls, imponendo la rotazione di presenza (facendo stare a casa minimo 3-4 gg consecutivi includendo sabato e domenica).
Sono d’accordo con la linea proposta da Francesco: se siamo costantemente attenti al principio ispiratore del DPCM, chiaramente gli aspetti formali (firme sui registri) possono essere temporaneamente trascurati per contribuire, nel nostro piccolo, a ridurre gli spostamenti. E’ una questione di buon senso. Purtroppo ragionare così non è da tutti; lo vediamo in questi giorni, nei quali cui viene concesso lo smart working con modalità che ciascuna azienda disciplina a modo suo. Così, mentre tutte le aziende lo concedono agli amministrativi, alcune lo negano ai fisici medici (che il DPCM di fatto precetta in quanto sanitari), mentre altre (fra tante anche la mia) lo concedono. Posso però capire anche i timori, da parte di qualcuno, di agire in deroga al DPCM. Se ci chiediamo cosa succederà nel dopo emergenza, qualche perplessità sorge. Quando ho sentito il responsabile dei Sistemi Informativi dire che da qualche giorno stavano studiando le soluzioni di smart working percorribili e ottemperanti alle disposizioni, in primis quelle legate alla gestione dei dati sensibili (mi vedo a casa con frotte di familiari alle spalle che cercano di carpire qualche dato…), in un primo tempo mi sono arrabbiato (quanto tempo perso!), pensando alla distanza siderale fra l’atteggiamento del sanitario, preoccupato di salvare la vita al paziente, e quello dell’amministrativo, più preoccupato della tutela degli aspetti formali (e a volte purtroppo sostanziali, la galera se capita non è virtuale). E mi sono detto: a bocce ferme, tutto sommato, un paziente potrebbe denunciare la mia azienda per non aver rispettato (pur in emergenza, e senza conseguenza alcuna!) qualche disposto della GDPR; e ho anche pensato che qualche giudice potrebbe dargli ragione. In sintesi, pur scegliendo di accollarmi qualche rischio per contribuire, come posso, all’emergenza, non mi sento di condannare del tutto chi sceglie una linea più “rigida”.
Il tema di quanto una situazione di emergenza aiuti a scoprire ciò che è essenziale attraversa da sempre il mondo e quindi anche la nostra professione.
Per esempio, quanto un controllo di qualità può essere rimandato oltre la scadenza se dobbiamo andarlo a fare in una sede staccata, dove magari hanno problemi più urgenti che la qualità del fascio, ma possiamo parlarne più avanti.
Possiamo invece fin da ora concordare sul fatto che la registrazione delle dosi e la trasmissione a Datore di Lavoro Medico e lavoratore può essere fatta anche da casa via mail mentre l’apposizione del Sacro Timbro di EQ sui fogli incollati sul registro può essere rimandata a tempi migliori?
Francesco Frigerio
Uno dei temi dibattuti è la concessione del lavoro agile che, generalmente, viene concesso solo ad alcune categorie, tipicamente gli amministrativi. I sanitari vengono messi davanti al DPCM che, in pratica, li precetta tutti quanti per non togliere forza lavoro durante l’emergenza. E’ evidente che, quando sia possibile, come per i fisici medici, svolgere attività da remoto, negare lo smart working è in contraddizione con lo stesso principio ispiratore del decreto: limitare gli spostamenti per limitare la diffusione del contagio. Facendo leva su questi argomenti, incontestabili (oggi possiamo essere generosi concedendo anche ad altri il beneficio della lungimiranza), in varie azienda (compresa la mia) si è ottenuta l’autorizzazione a fruire della modalità più consona, in funzione dell’assetto organizzativo specifico. Può essere utile citare le aziende dove ciò si è realizzato, allegando i provvedimenti adottati, quando si vogliano ottenere le stesse possibilità nella propria. La mia è ASST della Valle Olona, non appena pubblicato il provvedimento lo renderò disponibile.
L’AIFM ha recepito le indicazioni EFOMP del 13 marzo scorso, applicandole alla realtà italiana. La raccomandazione per tutti è di attenersi a quanto indicato, che costituisce un riferimento importante anche per relazionarsi con le Direzioni aziendali e le Strutture con le quali ci relazioniamo stabilmente. Il documento è raggiungibile cliccando qui
E’ naturale che in un momento di disorientamento come quello attuale ci possano essere difficoltà nell’individuare, nell’ambito delle nostre attività, quali di queste siano prioritarie e quale sia il modo migliore per condurle, tenuto conto delle condizioni di lavoro certamente mutate e della precerietà che caratterizzerà il (si spera) breve periodo.
Marco Brambilla, presidente EFOMP, oggi scrive a tutti i colleghi un messaggio nel quale traccia le linee di azione, che possono avere una loro validità nonostante le diverse regole alle quali sono soggetti i paesi membri.
Possiamo leggere qui il messaggio