Qualche giorno fa, su Corriere.it, in dieci schede è stata proposta una carrellata di indicazioni circa la pericolosità delle radiazioni, ionizzanti e non.
Michele Stasi ci conduce in un tour attraverso le varie fonti di radiazioni, da quelle più note a quelle meno note, descrivendo sinteticamente i meccanismi fisici attraverso i quali esse agiscono, e mettendoli in relazione ai rischi che comportano per l’organismo umano. La carrellata è esaustiva, e in pochi flash fornisce una guida rapida per sapere come muoverci, in presenza delle varie fonti di rischio, senza doverci allarmare per la nostra salute. Chiaramente si fa riferimento a condizioni generiche, ordinarie, nelle quali si può trovare un individuo medio… per una stima più accurata del rischio associato a specifiche condizioni di esposizione è necessario l’intervento del Fisico Medico: al centro dei processi di ottimizzazione in Radioterapia, Medicina Nucleare e Radiologia, per formazione ed esperienza professionale maturata sul campo è in grado di affrontare ogni problematica legata all’esposizione alle radiazioni, a partire dalle situazioni maggiormente a rischio, come quelle legate alle indagini e terapie a bambini o donne in età fertile.
Chiunque sia interessato può trovare nella sezione del sito dedicata (https://fisicamedica.it/fisicomedicorisponde ) tante risposte alle domande più frequenti, e porre i propri quesiti a professionisti qualificati, direttamente on line oppure in forma privata scrivendo a ilfisicomedicorisponde@gmail.com.
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E’ arrivato un commento interessante da parte del nostro socio Franco Missoli, che da decenni studia gli effetti biologici dei campi magnetici, non solo in situazioni definibili standard ma anche particolari. Dalle ricerche effettuate con Giorgio Nino Valobra viene posto in evidenza il fatto che per produrre effetti biologici apprezzabili (sia nocivi che curativi) non è necessario mettere in gioco campi magnetici particolarmente intensi: nella tabella seguente (Missoli, F. Trattato di Medicina Fisica e Riabilitazione, Vol. 2 1276-1291, UTET 2000) il 90% delle interazioni riportate si sono ottenute con campi elettromagnetici debolissimi (a volte alcuni µG). La tabella, che sintetizza 25 anni di studi, ci dice che campi elettromagnetici, anche di bassa intensità ma specifici, possono interagire con la materia producendo effetti biologici anche molto intensi; è il caso, ad esempio, dei campi magnetici pulsati a risonanza stocastica.