Gli avanzamenti tecnologici avvenuti nelle ultime due decadi in ambito radioterapico hanno consentito di ottenere un notevole miglioramento nella precisione e nell’accuratezza dell’erogazione dei trattamenti ad alta complessità d’esecuzione. Tra questi, l’intensità modulata, le tecniche di IGRT e il rinnovato interesse verso i trattamenti brachiterapici hanno certamente condotto a un netto miglioramento della qualità dei trattamenti erogati ai soggetti con tumore della prostata tanto nel setting curativo quanto in quello più complesso della recidiva post-radioterapia. Accanto ai miglioramenti tecnologici vi è stato un fiorire di regimi di trattamento ipofrazionati con risultati per lo più incoraggianti in termini di controllo di malattia e di tossicità. Tra questi, quelli moderatamente ipofrazionati hanno acquisito un ruolo di primo piano nella comune pratica clinica dei trattamenti radianti del cancro alla prostata a intento curativo. Tuttavia, sebbene le evidenze da studi randomizzati siano promettenti vi sono ancora alcune incertezze che riguardano in primis l’efficacia comparativa a lungo termine nei confronti dei trattamenti a frazionamento convenzionale con dose escalation. Non meno problematiche appaiono le scelte riguardanti i frazionamenti con il miglior rapporto efficacia/tossicità come anche la scelta dei limiti di dose più appropriati che certamente risento grandemente del frazionamento scelto. In quest’ambito la sinergia tra medico radioterapista e fisico medico riveste un ruolo decisivo nell’accurata, sicura e precisa erogazione del trattamento, tenendo assieme sia le problematiche cliniche sia quelle fisico-dosimetriche. Lo scenario forse più complicato riguarda le scelte terapeutiche in corso di recidiva locoregionale post-trattamento radiante. Fortunatamente oggi abbiamo a disposizione un più ampio armamentario terapeutico che pesca tra scelte più o meno consolidate quali la chirurgia e la brachiterapia a quelle radianti tecnologicamente più avanzate o a quelle ablative della radiologia interventista. Infine, in un ambito oncologico più generale si è avuto un notevole avanzamento nel trattamento della malattia metastatica resistente alla castrazione per merito di nuove molecole dirette alla via di segnalazione degli androgeni. Al termine della giornata si parlerà delle terapie di supporto troppo spesso dimenticate per il controllo dei sintomi legati al tumore o indotti dai trattamenti e dell’assistenza dei pazienti non più passibili di terapie oncologiche curative. Il convegno si rivolge non solo agli oncologi radioterapisti, ai fisici medici, agli oncologi medici e agli urologi ma si prefigge lo scopo di aggiornare tutte le figure delle professioni sanitarie, specialisti e non, che si occupano della gestione del paziente oncologico affetto da tumore della prostata. Oltre a letture sugli aspetti clinici e fisici e medici dei trattamenti integrati del cancro della prostata, nella giornata è previsto anche un intervento focalizzato sulle strategie di contornamento in cui si affronteranno le principali problematiche riguardanti la variabilità inter e intra osservatore che a oggi rappresentano ancora una problematica non trascurabile ai fini dell’ottenimento del miglior risultato oncologico possibile.