Salve, la mia ragazza ed io abbiamo avuto un rapporto non protetto in data 4 maggio, non escludendo una possibile gravidanza, volevo sapere se e quanto può essere pericolosa una radiografia all’anca destra. La radiografia dovrebbe svolgersi la prossima settimana, al più tardi tra 10 giorni, sarebbe utile in quanto la mia ragazza soffre di un forte dolore da diverse settimane.
Possiamo eventualmente far presente durante l’esecuzione il possibile rischio in modo tale da adottare qualche accortezza?
E’ possibile che il personale si rifiuti di eseguire la radiografia se si sospetta la gravidanza?
Vogliamo prendere spunto da questo quesito, giunto ai nostri esperti, per affrontare un argomento piuttosto spinoso, che viene però affrontato quotidianamente nei nostri Servizi di Radiodiagnostica: è possibile sottoporre a radiografie una paziente in gravidanza?
Per quanto molto rilevante, dai quesiti che ci vengono posti dai frequentatori del nostro Forum spesso emerge una lacuna di carattere culturale proprio nei professionisti interessati, dal ginecologo al radiologo, al medico curante.
La risposta da parte dei nostri esperti traccia le linee generali da seguire in questi casi, facendo riferimento alla normativa in vigore, chiarendo le varie responsabilità e competenze, e fornendo indicazioni per ulteriori approfondimenti. Vediamola…
Gentilissimo, abbiamo letto con molta attenzione il suo quesito e ci sentiamo nelle condizioni di tranquillizzarLa.
Per rispondere alla preoccupazione riguardante la possibilità che l’indagine diagnostica possa non essere eseguita, occorre specificare che, in caso di esposizioni a radiazioni ionizzanti a scopo medico, il Medico Radiologo è sempre tenuto a valutare il rapporto rischio/beneficio del singolo esame in relazione al quesito diagnostico posto dal medico prescrivente l’esame (D.Lgs. 187/00). Qualsiasi procedura medica che comporti l’esposizione del paziente a radiazioni ionizzanti richiede (preciso obbligo che la legge italiana D.Lgs187/00 impone agli operatori) l’applicazione di due principi fondamentali della radioprotezione: giustificazione e ottimizzazione.
“Giustificazione” significa certezza che l’esecuzione dell’esame porti un beneficio netto e dimostrabile per il paziente, ossia il rischio associato sia da considerarsi decisamente più basso del rischio della mancata diagnosi
“Ottimizzazione” significa conduzione dell’indagine in modo da ottenere le informazioni, necessarie per rispondere al quesito diagnostico, con la minima esposizione possibile del paziente. L’eventuale rischio dovuto alle radiazioni è legato ad una grandezza fisica detta dose: tale valore è, in genere, estremamente basso per il tipo di indagine radiologica a cui dovrebbe sottoporsi la sua compagna. L’eventuale esecuzione di un esame della tipologia che Lei ci descrive non modificherebbe in modo significativo i rischi associati ad una eventuale gravidanza.
Per rassicurarLa ulteriormente possiamo aggiungere che il periodo in cui avverrebbe l’indagine radiologica (primi giorni dal concepimento), si identificherebbe come un periodo di pre-impianto (che si estende dal momento del concepimento a quello dell’impianto), che è caratterizzato da un numero di cellule molto ridotto. Questo implicherebbe che l’effetto delle radiazioni potrebbe indurre un mancato impianto e, quindi, una mancata gravidanza, ma se l’embrione si impianta nell’utero i danni da radiazioni sono da ritenersi pari a zero. In ogni caso La invitiamo a segnalare al personale sanitario la possibilità di una gravidanza in atto, rendendo così disponibili al radiologo tutte le informazioni utili per un circostanziato processo di giustificazione.
Se anche questa risposta non dovesse tranquillizzarLa, per dubbi e perplessità La invitiamo a non fare ricerche su web o, almeno a consultare pagine pubblicate da Associazioni di comprovata scientificità quali AIFM – https://fisicamedica.it – o a contattare un Fisico Medico della Struttura presso cui intende effettuare l’esame
Come si evince dalla risposta, la scelta di effettuare o meno una radiografia viene fatta al termine di un percorso decisionale ben delineato, nel quale intervengono vari attori, principalmente il Medico Radiologo. Una volta deciso di effettuare la prestazione, verrà anche scelto il dispositivo di protezione individuale (DPI) appropriato, che fornisce una schermatura delle zone anatomiche a rischio, ma attenzione: a volte l’utilizzo di un DPI può impedire la corretta esecuzione dell’indagine, compromettendo la diagnosi e sottoponendo la paziente ad una dose indebita, totalmente inefficace. In casi come questo è preferibile, ammesso che la procedura sia giustificata, eseguirla senza fare uso del DPI.