Salve,
vorrei avere un parere sulla pericolosità nel vivere in un'abitazione posta esattamente alla base di un traliccio dell'alta tensione .... Si tratta ad oggi di un'area di deposito per attrezzature agricole nel bel mezzo di un terreno agricolo. Tale terreno è oggetto di una compravendita e la persona interessata all'acquisto vorrebbe ampliare il deposito e trasformarlo in un abitazione, magari su due livelli ...
Sebbene l'UE non abbia confermato la pericolosità dei tralicci, resta comunque il fatto che vi siano situazioni limite in cui sussiste un eccesso di dei casi di tumore è un fatto (caso di Sesto San Giovanni, nel milanese: 36 casi su 150 inquilini dei due palazzi a ridosso del traliccio), nonostante l'Arpa abbia dichiarato che i valori dei campi EM sono comunque entro il limiti stabiliti dalla legge...
Ho trovato poi un articolo dell'INDEPENDENT a riguardo (terzo link)
A fronte di tutto ciò, cosa ne pensate a riguardo?
http://www.independent.co.uk/news/electricity-pylons-pose-health-risk-1167517.html
Saluti
Stefania Oliviero
Gentile Signora Stefania Oliviero ,
La ringraziamo di avere consultato il forum della Associazione Italiana di Fisica Medica e Le anticipiamo una risposta, che riflette anche il pensiero e i documenti dei maggiori Enti e Istituzioni nazionali e internazionali in argomento.
Le confermiamo che il livello di rischio associato all'esposizione a distanza dagli usuali elettrodotti è così modesto da risultare accettabile (non esiste il rischio zero in nessuna attività umana e un criterio per l'accettabilità è il bilancio tra benefici e rischi). L'accettabilità del rischio in questione è legata al rispetto di più condizioni; la legislazione italiana è tra le più restrittive e stabilisce per la popolazione limiti di esposizione ai valori di campo elettrico e magnetico ed in più, per residenze e abitazioni -specie dove siano bambini- fissa valori di attenzione e obiettivi di qualità ancor più restrittivi dei limiti sopra citati.
Con modellizzazioni e -soprattutto- con misure ove gli elettrodotti siano già in essere, è possibile effettuare le valutazioni di legge sopra indicate. Di fatto, i valori dei campi dipendono fortemente dai valori di tensione e di corrente nella specifica linea elettrica e dalla disposizione mutua dei cavi conduttori e dalle distanze da essi nonché da vari altri fattori.
La stima del rischio è condizionata ovviamente dalla durata delle esposizioni. Certamente, il ruolo dell'ARPA in materia è fondamentale! Va ammesso poi che la ricerca di base e applicata deve continuare. Quanto ai casi (sempre dolorosi!) di neoplasie da lei citati, sarebbe però necessario normalizzarli per vari fattori, tra i quali l'età degli esposti, i profili spaziali e temporali delle loro esposizioni, le loro condizioni di vita e di lavoro. Con analisi molto, molto grossolana, il rapporto 36/150 = 0,24 cioè 24% non è sostanzialmente diverso dai ratei di morbilità e mortalità tumorale attualmente (purtroppo!) esistenti in generale nelle nostre popolazioni .
Il forum AIFM è a disposizione per ulteriori chiarimenti.
Dr.Piero Feroldi
già Direttore della Struttura Complessa di Fisica Sanitaria
degli Spedali Civili di Brescia