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Lenti a contatto in RMN

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(@dabel)
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Salve, le lenti a contatto vengono fatte in genere rimuovere al paziente prima dell'esame (mi risulta per rischio di polimerizzazione del materiale e attacco alla cornea). E' opportuno adottare la stessa precauzione con gli operatori (infermieri, tecnici radiologi, medici, ecc)? Il rischio è tale da giustificare la non idoneità dell'operatore all'attività in area RMN a meno che non sostituisca le LAC con occhiali (in materiale non magnetico)? Grazie

 
Pubblicato : 12 Aprile 2017 08:18
(@daragno)
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Gentile DABEL,

la domanda è stata presa in carico e la risposta è in fase di elaborazione.

Anticipo brevemente che, salvo casi particolari, l'esposizione ai campi elettromagnetici presenti durante il funzionamento di una apparecchiatura RM per i pazienti  Ã¨ differente da quella degli operatori addetti, sia in termini di sorgenti che di intensità.

 

Danilo Aragno

UOC Fisica Sanitaria

A.O. San Camillo-Forlanini

Roma

 

 
Pubblicato : 13 Aprile 2017 14:46
(@Anonimo)
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La rimozione di lenti a contatto è una delle richieste previste per l’esecuzione sicura dell’esame. La motivazione risiede nel possibile riscaldamento delle lenti  dovuto agli effetti di cessione di calore prodotti dal campo magnetico a radiofrequenza (RF), con le conseguenze ipotizzate nella sua stessa domanda.

 

Gli operatori, non essendo generalmente esposti ai campi a radiofrequenza, non hanno la necessità di rimuovere le lenti a contatto indossate. Anche nel caso eventuale che fosse richiesta una presenza dell’operatore in sala per l’assistenza specifica e particolare ad un paziente durante l’esecuzione dell’esame, l’esposizione al campo a radiofrequenza, per i motivi costruttivi citati  in principio, sarebbe notevolmente inferiore rispetto a quella del paziente, e tale da non far ipotizzare la necessità di una rimozione del dispositivo.

 

Oltre al campo RF, le apparecchiature per uso diagnostico a Risonanza Magnetica espongono ad altri campi:

 

  • un campo magnetico statico (denominato B0, con frequenza 0 Hz) prodotto da un magnete
  • un campo magnetico variabile (denominato G, con frequenza dell’ordine dei kHz) prodotto da bobine di gradiente

 

Mentre il primo campo è sempre presente, mai spento, anche quando il sistema non è funzionante, il secondo e quello RF sono presenti solo durante l’esecuzione dell’esame sul paziente.

 

L’operatore è sottoposto ad un campo magnetico statico  durante le fasi di accompagnamento e posizionamento del paziente, prima dell'esame, e accompagnamento del paziente dopo l' esecuzione dell’esame. Salvo i casi particolari cui facevamo riferimento in precedenza, dove è richiesta la sua presenza per prestare assistenza, durante l’esecuzione dell’esame l’operatore  Ã¨ tenuto ad uscire dalla sala esami.

Il paziente ovviamente è sottoposto a tutti e tre le tipologie di campi in quanto è oggetto dell’indagine diagnostica.

Rimane fermo comunque l’obbligo, per gli operatori, di non indossare oggetti ferromagnetici quando entrano all’interno della sala esami (generalmente definita come zona ad accesso controllato) al fine di evitare la  possibile attrazione (rischi propulsivi)  da parte del magnete, e di comunicare al medico competente che rilascia l’idoneità specifica all’esposizione ai campi elettromagnetici qualsiasi informazione su interventi chirurgici pregressi e su dispositivi eventualmente impiantati.

  

 

Dott. Danilo Aragno

UOC Fisica Sanitaria

A.O. San Camillo- Forlanini

 

Dott. Faustino Bonutti

Department of Medical Physics

Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine

 
Pubblicato : 14 Aprile 2017 10:40
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