Buonasera,
seguo da mesi il vostro forum e devo dire che molte delle mie fobie stanno migliorando grazie alle vostre risposte precise ed esaurienti. Vengo al mio caso: il 30 gennaio scorso sono stato sottoposto a intervento di PCNL per un calcolo di 26 mm. nel calice inferiore del rene dx. con nefrostomia percutanea e frammentazione. Nel frattempo ho richiesto cartella clinica per fugare i miei dubbi sulle radiazioni ricevute nel corso dell'intervento, che peraltro si è rivelato più lungo e complesso del previsto, poichè in sala c'è stato ampio utilizzo di radiologia interventistica. Dalla cartella mi sorgono alcune perplessità, che vi sottopongo in breve:
1) il giorno precedente l'intervento ho svolto una Uro-tac, esame che, da quanto avevo letto, dovrebbe comportare un'esposizione indicativa di 2/3 mSv, quindi di classe II. Leggendo l'allegato 1 in riferimento al Dlg. 101/2020, trovo invece la Tac Urografia in classe III. Infine, come vi allego, il referto della mia Uro-tac riporta Classe IV. A cosa possono essere dovute queste discrepanze?
2) nonostante l'utilizzo, durante l'intervento, di procedure che richiedono l'impiego di radiazioni ionizzanti, non ho trovato nessun riferimento, in cartella, sulle dosi a cui sarei stato sottoposto. La cosa mi logora non poco, perchè nella sequenza (che vi allego) non sono pochi gli esami che comportano l'utilizzo di raggi. Peraltro 4 giorni dopo l'intervento sono dovuto tornare in sala perchè, nella rimozione della nefrostomia, si era dislocato lo stent ureterale, che è stato perciò tolto e riposizionato. Tutta questa sequenza di radiazioni concentrate in pochi giorni mi fa stare molto logorato, anche perchè non ho trovato traccia dei valori sulla cartella clinica. E' possibile risalire approssimativamente all'esposizione ricevuta in tutta la mia degenza?
Vi ringrazio anticipatamente, sperando che saprete fugare i miei dubbi atroci, così come fate abitualmente con tutti coloro che si rivolgono alla vostra associazione.
Cesare
Gentilissimo,
le discrepanze riportate sono dovute al fatto che la classe di dose può variare rispetto a quella che è da considerarsi uno 'standard' nell'allegato da lei citato (Allegato 1 Documento intersocietario AIFM, AIMN, AINR, SIRM 2020 'Nomenclatore della specialistica ambulatoriale e classe di dose'). Nella realtà le procedure possono rientrare in una classificazione differente a seconda della complessità dell'indagine e delle caratteristiche del paziente. Ogni indagine deve essere 'personalizzata ' e non standardizzata e il livello di dose deve sì essere ottimizzato ma deve anche garantire che la qualità delle immagini sia adeguata allo scopo richiesto.
Per quanto riguarda il riferimento in cartella agli indici di dose, la normativa non richiede che siano forniti al paziente. Uno dei motivi principali è la difficile interpretazione da parte dello stesso di grandezze complesse. La normativa richiede invece che sia riportata la classe di dose per gli esami refertati. Il fine di tale richiesta è soprattutto quello di fornire un' informazione utile al medico di base/specialista prescrivente, sui livelli di dose a cui il paziente è stato precedentemente esposto.
Per quanto riguarda le valutazioni di dose, può sicuramente richiederle presso il centro in cui ha effettuato gli esami, che dispone delle informazioni necessarie relative a tutte le procedure da lei riportate.