In mancanza ad oggi di linee guida italiane, proporre ad esempio lo screening polmonare in pazienti a rischio che volontariamente vogliano sottoporsi all’esame, rispetta la normativa vigente (previo consenso informato)?
In caso affermativo, serve comunque una richiesta specialistica o è sufficiente che il paziente rientri nei criteri di inclusione per lo screening polmonare?
Tra l’altro lo screening del polmone, che in America da diversi anni viene persino rimborsato e la cui validità ed efficacia è ampiamente documentata in letteratura supportata da grossi trial clinici e studi randomizzati, in Italia non è ancora stato “riconosciuto” e adottato dal sistema sanitario nazionale.
Il comma 10 dell'art.157 recita: "Le strutture sanitarie competenti, con il concorso delle istituzioni e società scientifiche, predispongono una giustificazione specifica per le procedure medico-radiologiche da svolgere nell’ambito dei programmi di screening sanitario di cui all’articolo 156, comma 2, lettera c)." Quindi non è necessario che ci siano linee guida nazionali, l'importante è che agli atti della struttura che gestisce l'attività di screening sia tracciabile una descrizione scritta del programma che includa la giustificazione specifica delle pratica.