Gentili Dottori
vi pongo un quesito riguardante l'argomento TC bambini.
Come intuito, sono papà di un bambino di 7 anni che a metà febbraio è stato sottoposto a TC cranio e una lastra Rx torace presso Ospedale Ruggi d'Aragona perché presentava grande sonnolenza a seguito di febbre
Per inciso, l'esame si è rilevato inutile in quanto si è scoperto che il mio bimbo aveva la mononucleosi ed è guarito spontaneamente in pochissimi giorni.
Ebbene, io da allora sono abbastanza in ansia per i rischi connessi.
Ho letto e riletto di presunti studi ma, realmente, quanto posso stare tranquillo?
Quali comportamenti dovrò attuare per il futuro?
Grazie mille
Gentile signore,
innanzitutto la ringraziamo per essersi rivolto all’Associazione Italiana di Fisica Medica per esprimere le sue preoccupazioni, che possiamo comprendere.
Le informazioni che lei ci fornisce non sono sufficienti per poter effettuare una stima della dose efficace al piccolo paziente, neppure in modo approssimativo, poiché è presupposto necessario la conoscenza di molti parametri tecnici relativi alle indagini effettuate, nonché alcuni dati anatomici del bambino. Questa valutazione può essere effettuata dal Fisico Medico che opera presso la struttura dove suo figlio è in cura, ma tenga presente che, anche stimando con accuratezza il dato dosimetrico che esprime il livello di esposizione di suo figlio, non sarebbe possibile quantificare l’incremento di rischio di possibili future patologie.
L'impiego delle radiazioni ionizzanti per la diagnostica, come nel caso del suo bambino, non comporta, nella stragrande maggioranza dei casi, l’insorgenza di effetti deterministici (che si manifestano solo dopo il superamento di un certo valore di dose soglia). Allo stesso tempo il rischio di insorgenza di eventuali effetti stocastici o probabilistici, nei termini di incidenza di neoplasia, è estremamente basso.
La Commissione Internazionale di Radioprotezione ha elaborato dei coefficienti probabilistici nominali per i rischi associati all’esposizione, ma sottolinea con forza che questi sono utili ai soli scopi pratici di radioprotezione e che non ha senso utilizzarli per il calcolo del rischio di singoli individui.
Possiamo comunque fornirle alcune informazioni generali, che speriamo possano aiutarla a considerare con serenità il percorso diagnostico radiologico di suo figlio.
Qualsiasi procedura medica che comporti l’esposizione del paziente a radiazioni ionizzanti richiede l’applicazione di due principi fondamentali della radioprotezione: giustificazione e ottimizzazione.
“Giustificazione” significa certezza che l’esecuzione dell’esame porti un beneficio netto e dimostrabile per il paziente, ossia che il rischio derivante dall’esecuzione delle indagini è nettamente inferiore al rischio di una mancata diagnosi e ciò vale anche quando l’esecuzione dell’indagine dovesse escludere una patologia che, se confermata, avrebbe richiesto una immediata terapia;
“Ottimizzazione” significa conduzione dell’indagine in modo da ottenere le informazioni, necessarie per rispondere al quesito diagnostico, con la minima esposizione possibile del paziente.
L’applicazione dei principi di radioprotezione è buona pratica medica, ma anche un preciso obbligo che la legge italiana (D.Lgs187/00) impone agli operatori.
I Medici Radiologi, avvalendosi della collaborazione dei Fisici Medici, pongono particolare attenzione proprio all’ottimizzazione degli esami in ambito pediatrico: i parametri tecnici vengono adeguati alle piccole dimensioni del paziente, in base ad età e peso, al fine di minimizzare la dose ai tessuti del bambino e dunque a contenere entro livelli di assoluta accettabilità il possibile rischio associato.
Per dare un’idea del rischio associato alle esposizioni mediche, la dose al paziente dovuta all’esecuzione di indagini radiologiche viene comunemente raffrontata con la dose dovuta alla radiazione di fondo a cui tutti siamo esposti, ogni giorno della nostra vita, e che proviene dal suolo, dai materiali da costruzione, dal cosmo e perfino dal nostro stesso corpo.
In questi termini, possiamo sicuramente affermare che gli esami radiologici del percorso diagnostico di suo figlio possono essere considerati come corrispondenti ad un periodo aggiuntivo di esposizione al fondo naturale quantificabile in alcuni mesi.
In conclusione, non ha motivo di adottare in futuro comportamenti diversi dalle normali attenzioni di un genitore alla salute del proprio figlio.
Sperando di essere stati d'aiuto, la salutiamo cordialmente e la invitiamo a contattarci nuovamente per qualsiasi esigenza, approfondimento, chiarimento.