Gent.ma Signora Rosanna
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Innanzi tutto la ringraziamo per averci contattato e pensiamo di poterle fornire alcune informazioni utili inerenti al suo quesito che si riferiscono, da un lato, al periodo gestazionale e dall’altro alla dose di radiazioni ricevuta dall’embrione.
In relazione al periodo in cui è avvenuta l'indagine radiologica (all’incirca a due/tre  settimane dal concepimento), non sembrano intervenire significativi incrementi del rischio di induzione di malformazioni o di deficit dello sviluppo mentale del nascituro.
In relazione alla età gestazionale corrispondente alla quarta settimana l’effetto delle radiazioni può manifestarsi in un mancato impianto. In altre parole, nelle primissime settimane di gravidanza, l'evento atteso è del tipo tutto o niente, vale a dire o aborto spontaneo o prosecuzione di gravidanza senza sequele dovute all'esposizione a radiazioni. Tali sequele sarebbero invece possibili nel periodo gestazionale successivo.
L’eventuale rischio indotto dalle radiazioni ionizzanti è legato ad una grandezza fisica detta dose.
Purtroppo i dati tecnici che ci ha fornito non sono sufficienti per procedere a una valutazione quantitativa specifica tuttavia le dosi prenatali derivanti dalla maggior parte delle procedure diagnostiche, come quella da lei effettuata, se correttamente eseguite non presentano un rischio sensibilmente accresciuto di morte prenatale, di danno inerente allo sviluppo, compresa la malformazione, o di deficit dello sviluppo mentale (che incorrono comunque a partire dall’ottava settimana), rispetto all'incidenza di base di queste condizioni. Le dosi elevate, come quelle impiegate nelle procedure terapeutiche, possono invece potenzialmente portare a danni riguardanti lo sviluppo.
La Pubblicazione ICRP n. 84 [1] e l’IAEA [2] riportano che l’interruzione di gravidanza per dosi al feto inferiori a 100 mGy non è giustificata sulla base del rischio indotto dalle radiazioni e si può ritenere, anche in base alle indicazioni che comunque lei ci ha fornito, che non si tratti del suo caso. .
Per quanto riguarda la risonanza magnetica, occorre precisare che questo tipo di indagine diagnostica non sottopone il paziente a radiazioni ionizzanti, in quanto utilizza campi magnetici ed elettromagnetici per la formazione dell’immagine. Per apparecchiature con campo magnetico fino a 2 Tesla, l’embrione potrebbe essere esposto a campi elettromagnetici prodotti dall’apparecchiatura nel corso dell’esame, ma la letteratura scientifica internazionale non riporta evidenze di rischi degne di nota.
La normativa italiana in materia di standard di sicurezza per le apparecchiature a risonanza magnetica non pone alcuna controindicazione assoluta agli esami in gravidanza facendo contestualmente riferimento a un criterio prudenziale di giustificazione relativamente a tale periodo.
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Nella speranza di esserle stati d'aiuto La salutiamo cordialmente e La invitiamo a contattarci nuovamente per qualsiasi esigenza o approfondimento.
Pubblicato : 24 Dicembre 2021 09:08