Buongiorno,
vi scrivo per avere dei chiarimento e pero rassicurazioni sul caso di mia figlia, una bambina sanissima alla soglia dei 10 anni. Alla fine di luglio cadendo si è rotta l'omero del braccio destro. All'ospedale ovviamente si sono fatti i raggi per la diagnosi e lì si è deciso di operare inserendo dei fili di K per ridurre la frattura. Durante l'intervento sono stati fatti , come di prassi, mi hanno detto , altri rx. Nel pomeriggio hanno richiesto altri raggi per un controllo post operatorio che ha evidenziato un filo fuori sede e quindi il giorno dopo si è dovuto rioperare con nuovi raggi durante l'intervento. Dopo una settimana ne hanno fatti altri al braccio e dopo venti giorni di nuovi per valutare la guarigione. In questo ultimo caso avendo il tutore glieli hanno fatti da in piedi e quindi senza la coperta anti raggi. Ora sono preoccupata perché avrà un prossimo intervento per togliere i fili di k e spero non facciano altri rx.
Volevo chiedere se in questo mese tutti questi raggi non sono stati davvero troppi?
Vi ringrazio, cordialmente,
Vanessa
Gentile sig.ra Vanessa,
innanzi tutto la ringraziamo per aver espresso all’Associazione dei Fisici Medici le sue preoccupazioni.
Ci sentiamo nelle condizioni di tranquillizzarla.
Per valutare se le radiazioni sono troppe, ovvero se vi è un rischio eccessivo, occorre valutare una grandezza fisica chiamata “dose”.
Pur non avendo a disposizione i dati tecnici relativi alle indagini radiologiche cui è stata, e forse sarà, sottoposta sua figlia, e quindi nell’impossibilità di conoscere con precisione la dose, possiamo affermare che per queste tipologie di indagine la dose al paziente pediatrico risulta, di norma, contenuta.
Inoltre, avvalendosi della collaborazione dei Fisici Medici, i Medici Radiologi pongono particolare attenzione all’ottimizzazione degli esami in ambito pediatrico, per buona pratica medica e secondo preciso obbligo che la legge italiana (D.Lgs187/00) impone agli operatori: i parametri tecnici vengono adeguati alle piccole dimensioni del paziente, in base ad età e peso, al fine di minimizzare la dose ai tessuti del bambino. Analoghe precauzioni vengono prese quando le radiazioni sono usate in sala operatoria, come nel caso di sua figlia.
La minimizzazione della dose in caso di indagini radiologiche in età pediatrica è finalizzata a contenere l’incremento di rischio a livelli pressoché trascurabili rispetto al rischio naturalmente esistente.
Pertanto non ha motivo di temere per la sua bambina un incremento del rischio di future malattie che possa essere significativo rispetto al rischio naturalmente esistente: si affidi con serenità al giudizio del Medico Radiologo che valuterà il rapporto rischio/beneficio di eventuali future indagini radiologiche.
Tenga presente che tutti noi siamo esposti, ogni giorno della nostra vita, alla radiazione naturale proveniente dal suolo, dai materiali da costruzione, dal cosmo e perfino dal nostro stesso corpo e che l’esposizione dovuta alle indagini radiologiche effettuate da sua figlia può essere considerata equivalente a un limitato tempo aggiuntivo di esposizione a questo fondo naturale, come indicato in pubblicazioni autorevoli come, ad esempio, il volume “Communicating Radiation Risk in Paediatric Imaging” pubblicato lo scorso anno dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO).
In caso di ulteriori dubbi o perplessità la invitiamo a contattare un Fisico Medico che opera presso una struttura sanitaria della sua città. Anche in questo caso AIFM sarà lieta di indirizzarla verso colleghi in grado di confrontarsi direttamente con Lei.
Sperando di essere stati d'aiuto, la salutiamo cordialmente e la invitiamo a contattarci nuovamente per qualsiasi esigenza, approfondimento, chiarimento.