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Salve, vorrei sapere quale è la dose di radiazioni assorbita ipotizzabile a seguito di esame RX carpo per valutazione dell'età ossea in una bambina. Mia figlia ne ha già eseguite due, a distanza di un anno e sono un po' perplessa sull'opportunità di una nuova esecuzione, (anche perchè non mi è chiaro il rapporto rischio/beneficio relativo alla ripetizione di quest'indagine).
Ringrazio per l'attenzione.
Pubblicato : 28 Febbraio 2024 22:31
Gentile signora/e
ci sentiamo anzitutto nelle condizioni di tranquillizzarLa.
Pur non avendo a disposizione i dati tecnici relativi agli esami diagnostici cui è stata sottoposta sua figlio, possiamo affermare che, per la tipologia di indagine citata, la dose è praticamente trascurabile, approssimativamente stimabile a circa 20 minuti di esposizione al fondo naturale oppure alla quantità di radiazioni che possono essere assorbite durante 2 minuti di volo transoceanico.
Tutti noi, infatti, in qualsiasi parte d’Italia (o più in generale del mondo) viviamo, siamo sottoposti ad una esposizione continua (e in taluni casi intensa) alle radiazioni ionizzanti, per molti aspetti simili a quelle utilizzate per eseguire l’esame di Sua figlia.
In generale la dose di radiazione assorbita per esame diagnostico è in parte conseguenza dell’esposizione al campo di radiazioni della specifica parte del corpo oggetto dell’indagine che varia per il tipo di indagine e per lo spessore che deve essere attraversato e nel caso del carpo abbiamo spessori estremamente esigui e tecniche radiografiche a bassissima dose. Anche l’altra componente, la radiazione diffusa, semplificando, è funzione della quantità di tessuto irradiato, in questo caso veramente piccola e quindi trascurabile.
Inoltre qualsiasi procedura medica che comporti l’esposizione del paziente a radiazioni ionizzanti richiede l’applicazione di due principi fondamentali della radioprotezione: giustificazione e ottimizzazione.
“Giustificazione” significa certezza che l’esecuzione dell’esame porti un beneficio netto e dimostrabile per il paziente, ossia che il rischio derivante dall’esecuzione delle indagini sia nettamente inferiore al rischio di una mancata diagnosi e ciò vale anche quando l’esecuzione dell’indagine dovesse escludere una patologia o uno stato che, se confermati, richiederebbero una immediata terapia o intervento;
“Ottimizzazione” significa conduzione dell’indagine in modo da ottenere le informazioni, necessarie per rispondere al quesito diagnostico, con la minima esposizione possibile del paziente.
I Medici Radiologi, avvalendosi della collaborazione dei Fisici Medici, pongono particolare attenzione proprio all’ottimizzazione degli esami in ambito pediatrico: i parametri tecnici vengono adeguati alle piccole dimensioni del paziente, in base ad età e peso, al fine di minimizzare la dose ai tessuti del bambino e dunque a contenere entro livelli di assoluta accettabilità il possibile rischio associato a maggior ragione per una tipologia di indagine quale quella da Lei indicata, che può richiedere nel tempo successivi controlli sulla base della indicazioni del Medico Pediatra.
Se anche questa risposta non dovesse tranquillizzarla, per dubbi e perplessità la invito a non fare ricerche su web o, almeno a consultare pagine pubblicate da Associazioni di comprovata scientificità quali AIFM -http://www.fisicamedica.it&source=gmail&ust=1709846323884000&usg=AOvVaw0f1z0ZCf60Yas9U2MmxhJ x"> http://www.fisicamedica.it - o a contattare un Fisico Medico che opera presso la struttura sanitaria presso la quale sono stati effettuati gli esami.
Nella speranza di essere stati di aiuto, La ringraziamo per averci contattato e La salutiamo cordialmente.
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Pubblicato : 6 Marzo 2024 22:28