Innanzi tutto la ringraziamo per averci contattato e pensiamo di poterle fornire alcune informazioni utili inerenti al suo quesito che si riferiscono, da un lato, al periodo gestazionale e dall’altro alla dose di radiazioni ricevuta dall’embrione.
In relazione al periodo in cui è avvenuta l'indagine, se la gravidanza è in progressione, si può affermare che i rischi futuri per la nuova vita non sono significativamente diversi da quelli naturalmente esistenti per ogni gravidanza
In relazione alla età gestazionale l’effetto delle radiazioni può manifestarsi in un mancato impianto. In altre parole, nelle primissime settimane di gravidanza, l'evento atteso è del tipo tutto o niente, vale a dire o aborto spontaneo o prosecuzione di gravidanza senza sequele dovute all'esposizione a radiazioni. Tali sequele sarebbero invece possibili nel periodo gestazionale successivo.
L’eventuale rischio indotto dalle radiazioni ionizzanti è legato ad una grandezza fisica detta dose.
Purtroppo i dati tecnici che ci ha fornito non sono sufficienti per procedere a una valutazione quantitativa specifica tuttavia le dosi prenatali derivanti da procedure diagnostiche come quella da lei effettuata espongono l’embrione a dosi del tutto trascurabili.
In generale consideri che le dosi prenatali derivanti dalla maggior parte delle procedure diagnostiche se correttamente eseguite, non presentano un rischio sensibilmente accresciuto di morte prenatale, di danno inerente allo sviluppo, compresa la malformazione, o di deficit dello sviluppo mentale, rispetto all'incidenza di base di queste condizioni. Le dosi elevate, come quelle impiegate nelle procedure terapeutiche, possono invece potenzialmente portare a danni riguardanti lo sviluppo.
La Pubblicazione ICRP n. 84 [1] e l’IAEA [2] riportano che l’interruzione di gravidanza per dosi al feto inferiori a 100 mGy non è giustificata sulla base del rischio indotto dalle radiazioni.
Per dare un significato a questi numeri e a queste grandezze, consideri che l’esposizione di un organo, quindi anche dell’utero, cambia drasticamente se viene illuminato direttamente e meno dal fascio di radiazioni. Per esempio una TAC del cranio, che comporta una dose di gran lunga superiore a quella dell’esame da lei effettuato sulla stessa regione anatomica, può portare a dosi medie all’embrione così basse che, in pratica, non riescono a essere misurate come riportato dalla Pubblicazione ICRP n. 84 [1] e dall’IAEA [2].
Nella speranza di esserle stati d'aiuto La salutiamo cordialmente e La invitiamo a contattarci nuovamente per qualsiasi esigenza o approfondimento.
Pubblicato : 27 Aprile 2022 13:24