Gent.ma Dott.ssa,

anzitutto ci sentiamo nelle condizioni di tranquillizzarla.

Per quanto riguarda la Sua persona, pur non avendo a disposizione i dati e le tempistiche relativi alle quantità di radiofarmaco iniettato al paziente (in genere l’attività istantanea massima non supera i 10/15 MBq), nelle indagini medico nucleari cui Lei fa riferimento, le dosi a cui gli operatori possono essere esposti sono estremamente basse (si stimano, ad esempio, dosi dell’ordine di 1 uSv/ora nel caso del medico chirurgo) e pressoché assimilabili al fondo naturale di radiazione.

Si pensi addirittura che anche le dosi alle pazienti sono tali che il sottoporsi a tali procedure non viene considerata una controindicazione assoluta lo stato di gravidanza.(1)

Inoltre essendo la sorgente di radiazione il paziente e non avendo Lei ingerito (ovvero non essendole stato somministrato alcun radiofarmaco) non è certamente possibile che sua figlio sia stato esposto a radiazioni ne’ tantomeno abbia ingerito radionuclidi attraverso il latte materno.

Se anche questa risposta non dovesse tranquillizzarla, per dubbi e perplessità La invitiamo a non fare ricerche su web o, almeno a consultare pagine pubblicate da Associazioni di comprovata scientificità quali AIFM - https://fisicamedica.it - o a contattare l’Esperto Qualificato (di norma un Fisico Medico) della Struttura presso cui Lei opera. Anche in questo caso AIFM sarà lieta di indirizzarla verso esperti in Fisica Medica in grado di confrontarsi direttamente con Lei.

Nella speranza di essere stati di aiuto, La ringraziamo per averci contattato e La salutiamo cordialmente.

Dr. Andrea Nitrosi

(1) https://www.aimn.it/pubblicazioni/LG/RP_AIMN_chirurgia_radioguidata.pdf