Buonasera,
scrivo in questo forum per una questione che mi mette molto in ansia, sperando che possiate aiutarmi a trovare una risposta.
Allora in sostanza il fatto riguarda questo:
Ho recentemente scoperto che in passato fino agli anni '60 si usava dipingere le lancette degli orologi con vernici contenenti radio, per renderle luminescenti.
Ora è successo che accidentalmente in casa si è rotto un vecchio orologio degli anni '30 che quasi sicuramente lo conteneva. Abbiamo naturalmente
buttato via tutto, aspirato e spazzato, ma poichè le vernici vecchie con il passare degli anni potevano all'intetrno degli orologi rilasciare delle polverine,
chiedo cosa potrebbe causare una accidentale ingestione di questo materiale, seppur microscopica.
L'ansia si riferisce ai miei bambini che come tali... hanno sempre le mani in bocca. Ho porovato a fare ricerche su Internet, e mi sono davvero spaventata molto.
Sembra che l'ingestione di questo metallo porti a cancro, leucemia e tanto altro ancora.
Ho letto del famoso caso delle operaie addette al lavoro di dipingere le lancette con il radio, morte negli USA negli anni 20 per i danni procurati da questo metallo.
Anche se dopo anni di esposizione e per molte ore al giorno. Quindi la situazione non sarebbe ovviamente la medesima.
Però ho paura che qualche piccola particella di vernice possa essere rimasta in giro per casa e a contatto con le mani poi essere portata alla bocca ed ingoiata.
Quindi, in sostanza, può una dose infinitesimale di radio provocare danni di tipo cancerogeno? Il rischio , ripeto, riguarda l'accidentale ingestione di un piccolo corpuscolo.
Addirittura so che esistono acque termali radioattive, e che in passato sempre il radio veniva usato nell'acqua Lurisia e nei dentifrici.
Può valere in questo caso il detto che "è la dose che fa il veleno"?
vi ringrazio moltissimo
Grazie
Buonasera Signora,
innanzitutto ci sentiamo nelle condizioni di tranquillizzarLa: dalla situazione che Lei ci descrive, non sembrano intervenire significativi rischi di esposizione alle radiazioni ionizzanti connesse all’eventuale ingestione di radio contenuto nelle lancette.
Nel passato si era soliti dipingere le lancette con diversi materiali radioattivi tra i quali possiamo sicuramente annoverare il radio, seppur non sia l’unico. A seguito della rottura del suo orologio, come Lei spiega, è possibile che piccoli frammenti contenenti radio possano essersi sparsi nell’ambiente.
Nel caso in cui, dopo la pulizia da Lei effettuata, possa comunque essersi verificata una ingestione accidentale di tale materiale, ipotizzando che il radionuclide utilizzato sia radio 226 e che l’attività di radio contenuta nelle lancette sia quella tipica riportata dai lavori scientifici pubblicati sul tema, i suoi bambini sarebbero stati esposti ad una dose di radiazione contenuta, inferiore al limite di dose stabilito per la popolazione dalla normativa italiana (D. Lgs 230/95), anche se avessero ingerito una quantità di radio pari a quella depositata sulle lancette.
Di conseguenza il rischio associato a questa eventuale ingestione è estremamente basso.
Per darle un termine di paragone, consideri che tutti noi ogni giorno siamo esposti alla radiazione naturale proveniente dal suolo, dai materiali da costruzione, dal cosmo e perfino dal nostro stesso corpo e che l’eventuale esposizione dovuta all’evento che Lei ci descrive può essere considerata equivalente a meno di un mese di esposizione a questo fondo naturale.
Tenga comunque presente che la pulizia ha rimosso gran parte del materiale e che solamente una piccola frazione del materiale potrebbe essere stata veicolata dai suoi bambini alla bocca.
Per quanto riguarda il caso delle operaie addette a dipingere gli orologi con vernici luminescenti contenenti radio, consideri che la morte fu provocata dall’esposizione prolungata nel tempo e per molte ore al giorno e dalle ingestioni ripetute di materiale radioattivo, in quanto le operaie erano solite umettare con le labbra i pennelli per appuntirli. La situazione è nettamente differente da quella che Lei ci descrive.
Nella speranza di esserLe stati d'aiuto La salutiamo cordialmente e La invitiamo a contattarci nuovamente per qualsiasi esigenza, approfondimento, chiarimento.
Voi mi siete stati di fonfìdamentale aiuto per tranquillizzarmi molto su questa vicenda "assurda" che mi è capitata, Non credo che infatti nessun altro vi abbia mai scritto su un argomento del genere. Ma purtroppo è capitata a me, e devo trovare la forza conviverci.
Ho capito perfettamente tutte le vostre spiegazioni, ma mi rimane un dubbio: per deformazione professionale leggo tanto e mi documento..e mi faccio domande.
E sono felice di discuterne nel forum, chissà che la mia vicenda possa essere di aiuto ad altre persone.
Ho letto che il radio, se malauguratamente ingerito, viene assorbito dalle ossa, perchè ha un comportamento simile al calcio. La mia domanda è questa. Posto che i miei figli abbiano inavvertitamente ingerito una porzione seppur microscopica di questa sostanza, il corpo non la elimina, come invece avviene per l'uranio che magari assorbiamo in piccole dosi perchè presente nell'aria e a volte nell'acqua, anche quella del mare... Quindi rimane fissato nelle ossa a vita...E' questo che mi spaventa...a vita avranno in corpo una sostanza che potrebbe far degenerare le loro cellule...in continuazione?? Altrove ho letto che il corpo lo elimina in qualche giorno e settimana....
Un conto è fare una radiografia e sperare che in quel lasso di tempo il corpo non ne risenta, un conto avere fissato addosso una particella che rilascia continue radiazioni.
Quale è la verità? Il comportamento può essere assimilato a quello del radio 226 presente in certe acque potabili? E che le persone bevono senza preoccuparsene??
Grazie del vostro prezioso aiuto
Buongiorno, la risposta alla sua domanda, del tutto lecita, sta sempre nel "quanto?".
Partiamo da un altro punto di vista, quello di ciò che già è presente nel corpo umano. Parliamo, ad esempio del potassio 40 (K-40); questo radioisotopo è presente nel corpo umano in quanto noi assumiamo potassio con l'alimentazione (è noto, ad esempio, che le banane ne contengono parecchio) e, essendo il potassio una miscela di isotopi (non tutti radioattivi!) uno dei quali è appunto il K-40 (nella misura dello 0,00117% rispetto al potassio totale), di fatto noi alimentandoci accumuliamo K-40 nel nostro organismo; naturalmente la quantità che abbiamo nell'organismo è pressoché costante nel tempo, in quanto la sua concentrazione è regolata omeostaticamente. In questo modo noi abbiamo, dentro di noi, un isotopo radioattivo che costantemente ci bombarda...eppure nessuno si sogna di preoccuparsene, la maggior parte delle persone perché nemmeno lo sa; la minoranza che ne è a conoscenza non se ne preoccupa, dato che la quantità è tale da non destare preoccupazione alcuna, in termini di rischio...basti pensare che la dose assorbita dal nostro corpo per via del potassio corrisponde, grossomodo, alll'1% della dose da radiazione naturale, della quale nessuno ha motivo di preocccuparsi.
Ora, tornando al suo caso, anche qualora una percentuale minima di radioisotopo si fosse fissata stabilmente nell'osso, sarebbe in quantità tale da destare meno preoccupazione rispetto a ciò che è già presente! Questo è, chiaramente, un discorso qualitativo, dato che una quantificazione necessiterebbe di dati accurati che non sono disponibili, ma anche se lo fossero staremmo discutendo intorno al nulla...il nostro corpo da milioni di anni convive con la radiazione naturale (terrestre, cosmica, da K-40,...) e, in virtù di questo fatto, si è nel tempo adattato. Nessuno si sogna di fare della prevenzione riducendo il consumo di banane, anche se una stima fatta una ventina di anni fa dice che mangiare 10 banane comporta una dose assorbita di circa 0,001 mSv, da confrontare con quella da fondo naturale, stimabile in media pari a 3,3 mSv/anno.
La salutiamo cordialmente, non esiti a contattarci per eventuali approfondimenti, anche tramite posta elettronica (ilfisicomedicorisponde@gmail.com)