Il viaggio
Prima della scuola di specializzazione
Quando nel 2002 cominciai la laurea in fisica presso l’Università di Barcellona, non sapevo nemmeno cosa fosse la fisica medica. Da sempre mi sono interessata alla fisica applicata e durante gli anni di laurea ho ottenuto due borse di studio del Ministero Spagnolo che mi hanno permesso di fare le prime esperienze di ricerca durate alcuni mesi. La prima esperienza è stata presso il dipartimento di Elettronica dove mi occupavo della realizzazione – dalla sintensi alla valutazione – di catodi per Solid Oxide Fuel Cells operanti in un range intermedio di temperatura (500-700°C). Con la seconda borsa di studio, presso il Dipartimento di Fisica Applicata e Ottica, ho fatto esperienza in profilometria di contatto e microscopia elettronica a scansione
L’ultimo semestre, mi mancavano alcuni crediti facoltativi e ho seguito il corso “Introduzione alla fisica medica” che ha sconvolto tutti i piani che avevo dopo la laurea. Mi ha affascinato tanto questa applicazione pratica e con uno scopo sociale della fisica che mi sono detta che volevo diventare un fisico medico. Ma visto che dovevo fare altri quattro anni di formazione volevo cambiare aria… e ho scelto il paese di grandi fisici come Galileo, Fermi e Volta, il paese dei “cugini” degli spagnoli. E il primo ottobre 2007 mi sono trasferita a Roma.
Gli anni della specializzazione
Nel 2008 cominciai la scuola di specializzazione in Fisica Medica presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Ho avuto la gran fortuna di poter fare il tirocinio e una prima esperienza lavorativa da specializzanda presso il Servizio di Fisica Sanitaria dell’Ospedale Fatebenefratelli di Roma “Isola Tiberina” sotto la guida della Dottssa. Luisa Begnozzi dove ho imparato tantissimo, soprattutto, l’ importanza del rigore nel mio lavoro come Fisico medico. Le persone meravigliose che ho conosciuto all’Isola Tiberina sono stati la mia seconda famiglia per più di tre anni. E’ stato un periodo molto arricchente professionalmente ma anche di crescita personale.
Poiché già a Barcellona, quando avevo scoperto la disciplina della fisica medica , ero rimasta particolarmente colpita dall’adroterapia, in vista della tesi di specializzazione ero decisa a contattare il centro pioniero in adroterapia di Loma Linda, in California. Ma proprio in quel periodo in Italia, a Pavia, avevano terminato l’assemblaggio del primo sincrotone per accelerare fasci di protoni e di ioni carbonio, a scopo clinico. E qui ho avuto la fortuna di avere un posto di tirocinio presso il Dipartimento di Fisica della Fondazione CNAO sotto la guida del Dott. Mario Ciocca e ho fatto la tesi sul commissioning della prima linea orizzontale di protoni. Quando il primo gennaio 2011 mi sono trasferita a Pavia e non vedevo niente a cinque metri per colpa della nebbia, mi sono detta che forse una tesi in California sarebbe stata più gradevole. Ma quando qualche giorno dopo ho visto il primo fascio di protoni accelerato e lo spot disegnarsi sulla pellicola radiocromica mi sono convinta che ero dove volevo stare.
Dopo la scuola di specializzazione
Terminata la specializzazione e divenuta un fisico medico nel 2011, sono rimasta per tre anni a lavorare al CNAO. Ho potuto partecipare al commissioning di tutte le linee di protoni e di ioni carbonio con un team favoloso di professionisti e di amici. Oltre ad approfondire le conoscenze in dosimetria, in questi anni ho acquisito anche esperienza in ambito clinico, in particolare nei trattamenti con protoni e ioni carbonio di pazienti affetti dalle cosiddette ‘indicazioni standard’ (cordomi e condrosarcomi della pelvi e del basso cranio, carcinoma cistico adenoide delle ghiandole salivari, …). Questa esperienza lavorativa mi ha permesso di partecipare ad esperimenti di radiobiologia, di dosimetria, a corsi e conferenze internazionali e di entrare in contatto con il network europeo di adroterapia.
A gennaio 2014 mi sono trasferita in Francia per motivi personali e a marzo 2014, “non essendo più una pischella” come si dice a Roma, ho cominciato un dottorato in fisica medica presso l’INSA de Lyon nel laboratorio di ricerca per immagini mediche CREATIS sotto la direzione di Simon Rit e Jean Michel Létang. La tesi, con titolo “Dual-energy cone-beam CT for proton therapy”, era parte di un progetto internazionale fra la Francia e l’Austria dove si è sviluppato uno scanner tomodensitometrico conico (CBCT, sigla in inglese) per la radioterapia guidata dalle immagini. La particolarità di questo sistema è che la sorgente di raggi X ha un sistema di rapida alternanza della tensione (fast-kV switching) e contiene una ruota con filtri di diversi materiali che consentono acquisizioni CBCT non soltanto a doppia energia ma anche multienergetiche. Lo scopo della tesi era usare l’imaging a doppia energia per stimare dei parametri fisici che permettessero poi di calcolare il potere frenante dei protoni nei tessuti, relativo all’acqua (stopping power ratio), quantità necessaria per i sistemi di pianificazione per calcolare la dose assorbita al paziente, applicare i metodi sviluppati al nuovo sistema di imaging CBCT e testarlo con fantocci.
Questo dottorato mi ha permesso soprattutto di migliorare le ‘skill ‘di programmazione necessarie, a mio avviso, ad un fisico medico, di addentrarmi nel mondo delle simulazioni Monte Carlo e di approfondire le tecniche di acquisizione e ricostruzione delle imaging TC. Dedicarmi esclusivamente alla ricerca per tre anni è stato molto arricchente e gli anni di esperienza clinica mi sono serviti per dare una visione più pratica alla mia ricerca.
Verso il termine del dottorato ho ottenuto un posto come fisico medico a Maastricht in Olanda dove cercavano qualcuno con esperienza in commissioning di centri di protoni e preferibilmente con un dottorato. Sentivo che era il posto per me.
Il mio lavoro oggi
Da agosto 2017 lavoro presso la Maastro Clinic a Maastricht. Maastro è un centro di radioterapia dove si effettuano trattamenti con fotoni, brachiterapia e da febbraio 2019, anche con protoni. Il centro di protoni consta di una unica sala ed è talmente compatto che è stato possibile incorporarlo dentro l’edificio esistente (occupa il posto di 1.5 bunker di fotoni) e così permette di condividere i servizi e le risorse tecniche e umane.
Mi sono trasferita nella fase del progetto in cui le opere di ingegneria civile erano quasi finite e dopo l’arrivo del sincrociclotrone ho partecipato all’acceptance e commissioning del centro di protoni e all’introduzione clinica delle indicazioni che trattiamo (immobilizzazione, TC, pianificazione ,…). In Olanda ci sono altri due centri di protoni il cui avvio è avvenuto quasi contemporaneamente e c’è stata (e c’è) una bella sinergia nell’uniformare (se possibile) l’approccio all’introduzione di nuove indicazioni terapeutiche. C’è anche un consenso sulla valutazione della robustezza dei piani di trattamento.
Oltre alle indicazioni standard dei protoni come i tumori neurologici e pediatrici, in Olanda, il trattamento con questo tipo di fascio per le altre indicazioni viene soltanto rimborsato se si dispone di un modello NTCP (Normal Tissue Complication Probability) validato da centri indipendenti e approvato dal governo. Quindi, per ogni paziente bisogna fare un piano fotoni e protoni e se il beneficio in termini di delta NTCP è favorevole per il piano protoni oltre una soglia fissata dal consenso stabilito, il paziente viene sottoposto a trattamento con protoni. Attualmente, nel centro dove lavoro stiamo trattando pazienti affetti da tumore mammario, linfoma, tumori del testa-collo, tumori neurologici, tumori polmonari e dell’ esofago.
Opinioni sulla figura del Fisico medico nei diversi paesi del mondo
In Olanda esiste la figura del fisico medico ingegnere che esegue i controlli di qualità e le manutenzioni (dei LINAC). Per quanto riguarda i piani di trattamento, una volta che la tecnica di pianificazione per l’indicazione terapeutica è stata sviluppato dal fisico medico, il personale tecnico (RTT), molto ben preparato, esegue la totalità della pianificazione. Il lavoro del fisico medico è piuttosto di supervisione e di supporto/aiuto nell’attività clinica, e nella parte restante del tempo ci si può dedicare ai casi clinici più complessi, all’introduzione di nuove indicazioni o tecniche,e alla cosidetta ‘innovazione clinica’, che sarebbe ricerca ma con applicazione.
In base alla mia esperienza, trovo che i fisici medici italiani siano molto ben preparati e direi che i punti forti siano la dosimetria e la pianificazione. Purtroppo, non c’è ancora uniformità sulla formazione del fisico medico in Europa, ma col titolo italiano non ho avuto nessun problema per avere la convalida del titolo in Francia e sto effettuando la convalida in Olanda, dove è richiesta rispettivamente una formazione post laurea di 2 e di 4 anni.
Altro aspetto che mi sembra importante evidenziare è l’eterogeneità nei paesi europei riguardo alla retribuzione dello specializzando in fisica medica. Quando frequentai la scuola non era prevista per gli specializzandi nessuna retribuzione e si doveva trovare una forma di finanziamento durante i quattro anni del tirocinio( borsa di studio, contratto,..) . In alcuni paesi come in Olanda, invece, la scuola in fisica medica è ben retribuita e permette agli specializzandi di dedicarsi a tempo pieno alla formazione
Come curiosità: lo specializzando in Olanda ha un determinato budget di formazione e all’inizio del primo anno deve definire il proprio piano didattico con tutte le formazioni che eseguirà (oltre alla generale), i corsi nazionali ed internazionali che seguirà, i progetti di ricerca che farà con diversi gruppi o enti ed i tirocini in altri ospedali che ha preventivamente pianificato. Questo piano viene approvato da una commissione didattica e durante i quattro anni è supervisionata da un coach fisico medico.
Incoraggerei i giovani che vogliono iscriversi alla facoltà di fisica e che hanno nteressi nel campo della medicina a proseguire con la scuola di specializzazione in fisica medica perché la professione del fisico medico è una professione molto completa essendo varia, stimolante, polivalente e multidisciplinare.
E se mai si vuole partire all’estero, anche se è soltanto per un periodo, io consiglio di fare le valige e partire, perché il bello è che non ci sono frontiere e che c’è una bella comunità di fisici medici in Europa che aspetta tutti quelli con voglia di crescere in questo mondo affascinante della fisica medica.