Caro presidente, al di là delle difficoltà che ancora dobbiamo superare per arrivare in fondo al percorso, è per me una grande soddisfazione vederci riconosciuti, in via definitiva, come facenti parte di quei professionisti per i quali il paziente ha un nome, un volto, una storia individuale. Viene ancora sottolineato che il nostro ruolo è sanitario e non tecnico, anche se spesso veniamo visti come dei super-tecnici che scrivono procedure, ottimizzano i piani di trattamento in radioterapia, raccolgono e analizzano dati sulla dose erogata ai pazienti nelle indagini radiologiche. Noi siamo qualcosa in più.
Mi piace citare, a questo proposito, un articolo scritto recentemente da Ehsan Samei, professore alla Duke University, North Carolina, che coordina il progetto MedPhys3.0, dell’Associazione Americana dei fisici in Medicina, che si prefigge l’obiettivo di ridefinire e rinvigorire il ruolo del Fisico Medico nella medicina moderna. Nell’articolo riferisce che, come del resto anche in altri posti, al Moore’s Cancer Center della UC San Diego Health, il Fisico Medico che lavora in radioterapia incontra il paziente durante la visita o prima della simulazione TC per stabilire una relazione e fornire una panoramica del loro percorso di cura (ovviamente per quegli aspetti riguardanti la dose di radiazioni somministrata nel trattamento radioterapico); lo incontra nuovamente al primo trattamento per rivedere con lui il piano e discutere della dose erogata, incoraggiandolo a contattarlo direttamente, nel corso dei trattamenti , per rispondere a qualsiasi domanda di carattere fisico. Cita l’esempio come qualcosa di diverso dalla normalità, dato che solitamente il Fisico Medico lavora nelle retrovie, ed è difficilmente visibile al paziente che invece incontra medici, infermieri, tecnici di radiologia, amministrativi ecc. Il traguardo che il professor Samei indica in modo anche provocatorio può sembrare irraggiungibile o, magari, anche non del tutto condivisibile; tuttavia i tempi sono maturi perché i Fisici Medici escano dall’anonimato, condizione abituale nella quale svolgono le attività, di loro competenza, indispensabili ed integrate nel percorso di diagnosi e cura.
E’ in questa direzione che si muove #ilfisicomedicorisponde, progetto tutto AIFM che ha colpito l’attenzione del team di MedPhys3.0 che, in occasione dell’AAPM Meeting 2017, puntando alla rivalutazione del ruolo sociale del Fisico Medico, ha chiesto al gruppo #ilfisicomedicorisponde un contributo, che si è concretizzato in un poster molto apprezzato dai visitatori. Crediamoci, crediamoci tanto, tutti, e diamo il nostro contributo pubblicando articoli, non solo scientifici sulle riviste ad alto Impact Factor, ma anche di carattere divulgativo sul nostro sito; non abbiamo idea dell’attesa, da parte di un pubblico sempre più preparato, di risposte delle quali fidarsi, provenienti da chi ha competenza per darle.
Caro presidente, al di là delle difficoltà che ancora dobbiamo superare per arrivare in fondo al percorso, è per me una grande soddisfazione vederci riconosciuti, in via definitiva, come facenti parte di quei professionisti per i quali il paziente ha un nome, un volto, una storia individuale. Viene ancora sottolineato che il nostro ruolo è sanitario e non tecnico, anche se spesso veniamo visti come dei super-tecnici che scrivono procedure, ottimizzano i piani di trattamento in radioterapia, raccolgono e analizzano dati sulla dose erogata ai pazienti nelle indagini radiologiche. Noi siamo qualcosa in più.
Mi piace citare, a questo proposito, un articolo scritto recentemente da Ehsan Samei, professore alla Duke University, North Carolina, che coordina il progetto MedPhys3.0, dell’Associazione Americana dei fisici in Medicina, che si prefigge l’obiettivo di ridefinire e rinvigorire il ruolo del Fisico Medico nella medicina moderna. Nell’articolo riferisce che, come del resto anche in altri posti, al Moore’s Cancer Center della UC San Diego Health, il Fisico Medico che lavora in radioterapia incontra il paziente durante la visita o prima della simulazione TC per stabilire una relazione e fornire una panoramica del loro percorso di cura (ovviamente per quegli aspetti riguardanti la dose di radiazioni somministrata nel trattamento radioterapico); lo incontra nuovamente al primo trattamento per rivedere con lui il piano e discutere della dose erogata, incoraggiandolo a contattarlo direttamente, nel corso dei trattamenti , per rispondere a qualsiasi domanda di carattere fisico. Cita l’esempio come qualcosa di diverso dalla normalità, dato che solitamente il Fisico Medico lavora nelle retrovie, ed è difficilmente visibile al paziente che invece incontra medici, infermieri, tecnici di radiologia, amministrativi ecc. Il traguardo che il professor Samei indica in modo anche provocatorio può sembrare irraggiungibile o, magari, anche non del tutto condivisibile; tuttavia i tempi sono maturi perché i Fisici Medici escano dall’anonimato, condizione abituale nella quale svolgono le attività, di loro competenza, indispensabili ed integrate nel percorso di diagnosi e cura.
E’ in questa direzione che si muove #ilfisicomedicorisponde, progetto tutto AIFM che ha colpito l’attenzione del team di MedPhys3.0 che, in occasione dell’AAPM Meeting 2017, puntando alla rivalutazione del ruolo sociale del Fisico Medico, ha chiesto al gruppo #ilfisicomedicorisponde un contributo, che si è concretizzato in un poster molto apprezzato dai visitatori. Crediamoci, crediamoci tanto, tutti, e diamo il nostro contributo pubblicando articoli, non solo scientifici sulle riviste ad alto Impact Factor, ma anche di carattere divulgativo sul nostro sito; non abbiamo idea dell’attesa, da parte di un pubblico sempre più preparato, di risposte delle quali fidarsi, provenienti da chi ha competenza per darle.